Ticino
Suicidi di badanti polacche: "Ora alziamo la testa"
Redazione
12 anni fa
Paghe irrisorie, nessuna vita privata, nessun diritto: parte la lotta alle tribolazioni che hanno spinto le colleghe a togliersi la vita

Il caso più eclatante è avvenuto poco prima dello scorso Natale. Una donna polacca, impiegata presso una famiglia di Cadenazzo, si è tolta la vita nell'appartamento di una sua connazionale. Aveva già prenotato il volo per passare le festività con la famiglia, in Polonia. Ma poco prima di partire è crollata, sembra a causa dei burrascosi rapporti con la famiglia presso cui lavorava, ed ha deciso di finirla lì. Non un caso isolatoUn caso che, purtroppo, non è isolato. Pochi mesi prima un'altra donna polacca, anche lei impiegata come badante nel nostro Cantone, aveva scelto di interrompere prematuramente la propria esistenza. E questi sono solo gli episodi noti. Perché le badanti polacche nel nostro Cantone sono alcune centinaia e conducono una vita di isolamento dalla società. L'unico contatto umano che hanno è quello con l'anziano che accudiscono, praticamente tutti i giorni e per 24 ore al giorno, e saltuariamente con i famigliari dell'anziano. "Il contratto è una bugia""È come vivere in prigione" ha spiegato una di loro. "Il contratto prevede otto ore di lavoro al giorno, per un totale di 44 ore settimanali. Ma è una gigantesca bugia, perché noi lavoriamo sempre, ininterrottamente." E non è solo il tempo di lavoro a pesare su di loro. Spesso gli anziani soffrono di malattie come il Parkinson o l'Alzheimer, ciò che richiede una buona dose di tolleranza, da parte della badante, per andare avanti. Ripetuti risvegli notturni, assecondamento di ogni svariata richiesta fino a livelli di mobbing, tenuta dell'economia domestica, tutto questo per una misera paga: la vita della badante non è facile. "Ci chiamano in lacrime"In seguito a un'inchiesta condotta da Area, che ha portato alla luce il triste, e crescente, fenomeno, il sindacato Unia ha deciso di intervenire in difesa di questa categoria professionale. Grazie anche alla spinta giunta dal basso, cioè dalla reazione ai suicidi delle colleghe polacche, si sono già tenute due assemblee. "Durante le quali si tagliava l'emozione col coltello" racconta il segretario sindacale Enrico Borelli. "Quasi ogni giorno riceviamo chiamate da badanti che, in lacrime, raccontano il loro dolore" afferma Borelli. "C'è per esempio la donna che si lamenta di guadagnare solo 300 franchi al mese, anziché i 3470 previsti dal contratto, perché il resto viene tenuto come pagamento per vitto e alloggio. C'è la donna che viene licenziata solo perché ha chiesto di essere regolarizzata. C'è la donna che si trova a dover curare due anziani, malgrado sia pagata per uno. C'è la donna che è costretta a dormire nella stessa stanza dell'anziano. C'è la donna che non può guardare la televisione della casa dove lavora, o non può utilizzarne il frigo. I casi sono innumerevoli e spesso rimangono nascosti, perché queste donne non hanno contatti in Ticino al di fuori del loro datore di lavoro." Uno sforzo anche culturaleLo scorso 1° maggio alcune badanti hanno partecipato alla manifestazione sindacale, esibendo un cartello con la scritta "Dignità e contratto per la badanti!". Unia vuole inoltre mettere loro a disposizione degli appartamenti, in modo che abbiano un'alternativa all'alloggio presso l'anziano, soprattutto nel caso, non raro, in cui vengono licenziate su due piedi. Il sindacato sta inoltre pensando di offrire loro delle attività formative e culturali, in modo da facilitarne l'integrazione nel tessuto sociale locale. Sostenere le badanti è sostenere i nostri anzianiBorelli sottolinea come il ruolo giocato dalle badanti polacche, in questo tentativo di sindacalizzazione, sia fondamentale. "Si stanno praticamente autoorganizzando, passano la voce tra loro. Sono molto motivate a cercare di migliorare la propria situazione" spiega. "Al momento sono circa 70 le donne con cui siamo in contatto. Stiamo organizzando un inco

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