
“Cosa intende fare il Consiglio federale per ovviare ai disagi e alle perdite finanziarie, provocati dagli errori comunicativi dei propri servizi agli studenti di psicologia che, mal consigliati, hanno cominciato il proprio percorso formativo tra il 2018 e il 2020?” La domanda è stata inoltrata dal Consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega) al Consiglio federale e concerne gli studenti che hanno deciso di studiare psicologia in Italia e praticare la professione in Svizzera. Ma a causa di problemi di comunicazione sono costretti “ad allungare i propri studi di oltre un anno mezzo”, senza poter guadagnare.
Una comunicazione errata
“Nel 2018 la Commissione federale delle professioni psicologiche (PsiCo) ha deciso di rendere obbligatorio anche per gli studenti svizzeri l’iter italiano per conseguire il master in psicologia di chi studia in Italia e intende praticare in Svizzera”, scrive Lorenzo Quadri. “Iter che implica, oltre all’esame di Stato, circa un anno di stage osservativo non retribuito in Italia. Ciò porta ad un allungamento degli studi di oltre un anno e mezzo. Con conseguente mancato guadagno”. Stando al consigliere nazionale il cambiamento in questione “non è stato comunicato dalla PsiCo in maniera adeguata ai vari uffici di orientamento professionali cantonali, che hanno continuato a dispensare consulenze agli studenti seguendo la prassi in vigore fino al 2018”. A tal proposito Quadri cita l’esempio Ticino, dove del cambiamento “se ne sono accorti oltre due anni dopo”. E durante questo periodo gli studenti che si sono rivolti all’ufficio di orientamento cantonale “hanno ricevuto informazioni errate, in base alle quali hanno compiuto scelte di formazione che probabilmente sarebbero state diverse disponendo di una corretta informazione”.
La situazione in Italia
Quadri fa inoltre notare che il 28 ottobre scorso il Senato italiano ha approvato un disegno di legge collegato alla manovra di bilancio sui titoli universitari abilitanti italiani. “Attualmente vige una specifica normativa transitoria per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo, che viene acquisita previo superamento di un tirocinio pratico valutativo di 1000 ore, una prova orale su questioni teorico-pratiche relative al tirocinio e un esame sulla legislazione e deontologia italiana. Questo tirocinio, con non poche complicazioni di tipo burocratico, può essere svolto anche all’estero in un ospedale universitario riconosciuto”. Ma gli studenti svizzeri residenti in un cantone sprovvisto di ospedali universitari “devono domiciliarsi in Italia per svolgere tale tirocinio”, fa notare Quadri. “In sintesi, la sorte di chi è stato informato in maniera errata dai servizi cantonali preposti cambia poco”. Per Quadri far sopportare agli studenti e alle loro famiglie “le gravi conseguenze di una manchevolezza comunicativa imputabile ad un organismo statale lede il principio della buona fede”. Da qui la domanda posta al Governo.
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