
E’ il 28 di aprile. Il Caffè Argana di Marrakech è pieno di turisti. In quel momento Adil El-Atmani, un marocchino di 25 anni descritto come un ammiratore di Al Qaïda influenzato da ideologie jihadiste, si sta dirigendo a piedi verso il Caffè de France in piazza Jemaa El Fna. Ci vuole mettere una bomba. In breve arriva al Caffè prescelto, ma i turisti presenti ai suoi tavoli sono davvero pochi. Con uno grande zaino nero in spalla, vedendolo affollato di turisti, si dirige allora verso il Caffè Argana. Entrando ordina un succo d’arancia chiedendo poi al cameriere se può lasciare il suo zaino sulla terrazza, “il tempo di andare a cercare la sua fidanzata”. Esce dal Caffè, cammina circa 300 metri, e aziona con l’aiuto di un telefonino le due cariche piazzate nello zaino. E’ quasi mezzogiorno. C’è un esplosione. Poi Adil si libera della parrucca con la quale spera di non farsi riconoscere: la getta in un giardinetto. E se ne va verso la stazione dei bus. Il Caffè Argana nel frattempo si è trasformato in un inferno. Seduti ai tavolini della terrazza, che da sulla piazza, ci sono anche quattro giovani ticinesi. André Da Costa, Corrado Mondada, Morena Pedruzzi e Cristina Caccia. Erano partiti per Marrakesh la domenica di Pasqua. E quella mattina avevano programmato una gita nel deserto, che dista poche ore dalla città. Gita che era stata rinviata perché uno di loro non si sentiva bene. Ed erano andati a bere qualcosa sulla terrazza dell'Argana.André e Corrado muoiono a Marrakesh. Morena Pedruzzi e Cristina Caccia sono gravemente ferite e vengono rimpatriate. Tra le polemiche. Anche feroci. La Confederazione viene infatti accusata da più parti di non aver dato sufficiente sostegno alle vittime e alle famiglie delle vittime dell’attentato terroristico. Di non essere all’altezza della situazione. A Zurigo muore anche Chichi. Coincidenza tragica: muore proprio durante i funerali di Corrado. E' il 6 di maggio. E Alma Pedruzzi, la mamma di Morena, dichiara alla stampa ticinese: "Al telefono ho sentito più il console di Rabat che il DFAE. Certo, ci hanno promesso sostegno psicologico e interpreti, ma non abbiamo visto nulla. Neppure una telefonata per gli auguri di pronta guarigione". Morena invece si salva. Ma la polemica non si placa, anzi: i toni si inaspriscono (per saperne di più clicca qui). E Fabio Abate la fa finire sui tavoli del Consiglio federale. Il consigliere nazionale ticinese chiede al Governo federale di “allestire un rapporto che permetta di verificare l'efficienza delle strutture di assistenza consolare gestite dal Dipartimento degli affari esteri a cittadini svizzeri all'estero”. Secondo Abate, infatti, “occorre verificare se l'offerta attuale è in grado di gestire casi di ordinaria amministrazione, nonché situazioni di crisi che comportano un pericolo all'integrità dei nostri cittadini”. Il rapporto “deve altresì indicare il grado di preparazione e di motivazione dei singoli collaboratori del Dipartimento chiamati ad affrontare situazioni specifiche che interessano i nostri connazionali”. E infine “deve evidenziare l'efficacia delle procedure da adottare in caso di situazioni di crisi”. Il 12 agosto, dopo oltre tre mesi passati nel reparto di terapia intensiva del Centro grandi ustionati dell’ospedale universitario di Zurigo e in riabilitazione nella clinica di Balgrist, viene dimessa e torna in Ticino. E l’8 di settembre il Consiglio federale risponde al postulato del consigliere nazionale. Accogliendolo. Presto sarà dunque sottoposto al Parlamento per l'approvazione. "Gli avvenimenti drammatici della scorsa primavera - ci dice oggi Fabio Abate - hanno posto alcuni interrogativi sull'efficienza dei nostri servizi diplomatici all'estero in caso di bisogno dei nostri connazionali. La domanda posta è semplice: nel 2011 sono troppo
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