Ticino
Storia di declino e polvere: quando il tempo diventa sovrano
Storia di declino e polvere: quando il tempo diventa sovrano
Storia di declino e polvere: quando il tempo diventa sovrano
Redazione
7 anni fa
La giovane fotografa Chiara Zocchetti presenta una mostra dedicata ai luoghi abbandonati: "Ogni angolo ha qualcosa da raccontare agli occhi di chi lo scruta"

Il 4 settembre, al Vernissage, verrà inaugurata la mostra fotografica “Storia di declino e polvere” di Chiara Zocchetti. L’esposizione, promossa dalla Fondazione Diamante, proseguirà fino al 27 ottobre 2018, e sarà introdotta dal giornalista Carlo Silini.

Tramite scatti suggestivi, la giovane fotografa ticinese intende sottolineare il dominio assoluto del tempo sulla realtà, nonché la bellezza di luoghi apparentemente inanimati, ma non per questo privi di storie da raccontare.

Da dove nasce la tua passione per la fotografia?Ho sempre sentito la necessità di fotografare, anche quando non sapevo farlo. Le mie amiche lo sanno bene: è grazie a me che abbiamo immortalati i nostri migliori ricordi. Qualche anno fa, però, ho ricevuto la mia prima macchina fotografica professionale, che inizialmente sfruttavo per fare foto al mio bassotto. Nel 2012, invece, ho iniziato a frequentare i corsi per adulti del Cantone con la docente Michela Manzolini. Lo studio approfondito mi ha dato la possibilità di portare la passione anche nel mondo del lavoro. Attualmente, infatti, lavoro come fotografa presso il Corriere del Ticino.

Come è partito il progetto “Storia di declino e polvere?”Tutto nasce dalla mia passione per i luoghi abbandonati, che ha trovato un riscontro positivo nella Fondazione Diamante. Cerco di immortalare la bellezza di questi luoghi, facendo dello scatto la cartolina di un tempo che non c’è più. Mi piace vedere come la polvere si posi sugli oggetti e di come un luogo si trasformi nonostante non ci sia nessuno a tenerlo vivo. Lo scenario si ferma sotto centimetri di pulviscolo, gli oggetti deteriorano, si rovinano, e tutto rimane immobile sotto l’inesorabile scorrere del tempo. Eppure, ogni angolo continua ad avere qualcosa da raccontare agli occhi di chi lo scruta: un ricordo, un vissuto, un’idea o un sogno.

Qual è stato il primo luogo abbandonato che hai deciso di immortalare?L’ex sanatorio di Medoscio, che, però, non ha nulla a che vedere con i luoghi che ho fotografato in seguito. Purtroppo quello è un rudere fatiscente, che subisce continui atti vandalici. Fortunatamente, la passione per i luoghi dell’abbandono mi ha portata a visitare diverse facce, anche più suggestive, di questa realtà: manicomi, ospedali, ville, alberghi, discoteche, teatri, cinema, fabbriche; Prevalentemente in Italia, ma anche nel resto dell’Europa.

Quale messaggio intendi comunicare ai futuri visitatori?Nella società dell’usa e getta è giusto fermarsi a riflettere su quanto effimera sia la bellezza e quanto precari siano i beni materiali. Ogni uomo passa la propria vita a costruirsi un ambiente fatto di ricchezze, di accumulare quanti più oggetti riesca, mirando al lusso; ma il tempo trasforma tutto in nulla, e la natura sopravvive all’umanità. L’assenza umana nelle foto è una scelta voluta: voglio che si respiri una presenza che non c’è più, non in senso esoterico, ma nostalgico. Voglio che lo scatto trasmetta storie di vite umane passate, che lasciano le loro tracce, di cui noi possiamo solo supporre.

SF

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