
All’ingresso, nella "hall of fame", se si osservano le targhe delle aziende se ne contano 40. Sul sito ufficiale, invece, scendono a 22. La differenza è il primo dato che salta agli occhi. Quante "start up" e giovani società in rampa di lancio sono rimaste al Tecnopolo gestito dalla Fondazione Agire al quinto piano dello stabile Suglio di Manno inaugurato nel 2014? Chi le contate dice una decina, per Agire sono invece trenta.
Resta il fatto che, come riporta il Caffè, negli ultimi anni hanno abbandonato gli uffici società importanti, che tuttavia restano nelle targhe all’ingresso, come Business Up (consulenza aziendale per l’innovazione), la DeLorenzi&partner (tecnologie avanzate) o anche, per fare un altro esempio, la Tiventure, il fondo di investimento in parte di proprietà di Banca Stato che aiuta società con elevato potenziale di crescita in fase iniziale e che ha a capo l’ex direttore di Agire, Lorenzo Leoni. "È triste - racconta un imprenditore al Caffè - vedere i corridoi vuoti". Un tempo, si racconta, a Manno c’era un clima più vivace e più aziende.
"Che le difficoltà ci siano, che ci siano state alcune partenze è vero. Ed è un problema che stiamo affrontando e che vogliamo risolvere - spiega Stefano Modenini, direttore dell’Associazione industriali e componente del consiglio di fondazione di Agire. Ma negli ultimi tempi l’equipe di lavoro di Agire ha speso molto tempo per approfondire il progetto per la candidatura del canton Ticino al Parco svizzero dell’innovazione, come struttura associata con quella di Zurigo. E siamo ormai alla bozza finale". Insomma, il problema è quello della coperta corta. Anche se Modenini ammette che "queste difficoltà non vanno banalizzate ma affrontate".
A sentire alcuni imprenditori, la critica più comune verso Agire è quella che ultimamente avrebbe perso smalto, si sarebbe limitata più a fare l’affittacamere. Secondo Alberto De Lorenzi, imprenditore nel campo della tecnologia che si occupa da vent’anni di start up ed è consulente per la Confederazione, "le difficoltà del Tecnopolo sono diverse. Ma innanzitutto direi che scontiamo un problema di massa critica. Siamo pochi, tenendo conto che il Ticino è inserito in un contesto internazionale dove deve fare i conti a nord con Zurigo che nell’innovazione ha puntato da tempo e a sud con Milano, città che ha ripreso a correre, che è ripartita". Ecco perché, secondo De Lorenzi, "o si punta sulle eccellenze, sull’alta qualità facendo davvero rete e facendo scelte di campo, investendo su settori specifici, o è difficile trovare spazio e attrattività a livello nazionale e internazionale. Ed è questo che, per me, dovrebbe fare il Ticino e di conseguenza il Tecnopolo, fare delle scelte e investire massicciamente per emergere".
Maggiori dettagli nell'edizione odierna del Caffè
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