Ticino
Sogevalor: nel ventre di una balena arenata
Redazione
12 anni fa
È cominciata stamane a Lugano la ricostruzione dei presunti illeciti che hanno portato al crac da 131 milioni di franchi della società

22 pagine di atto di accusa. 14 accusatori privati. 111 clienti danneggiati. 4 avvocati difensori. 8 anni d'inchiesta passata nelle mani di 3 magistrati. Ma soprattutto una voragine da 131 milioni di franchi. È senza dubbio il processo dei numeri, dell'eccesso e della complessità quello che si è aperto stamani alle Criminali di Lugano. Un processo diverso. Ci si rende conto immediatamente entrando un aula. Il numero degli avvocati messi in campo supera di gran lunga quello dei giornalisti e del pubblico. Stiamo palando del caso Sogevalor, la società di gestione patrimoniale fallita nell'agosto del 2004 dopo aver aperto una voragine di 131 milioni di franchi. Un crac che fece tremare la piazza finanziaria luganese. A 13 anni dai primi fatti, alla sbarra questa mattina sono comparsi 4 imputati. Tutti con ruoli di responsabilità all'interno della società di gestione patrimoniale con sede in via Nassa 31, il salotto della Lugano bene. Per tre di questi – Giorgio Bernardoni, Rudolf Oechslin e Gianfranco Matteuzzi, fratello di Pierpaolo Matteuzzi, tutt'ora latitante e figura centrale del dissesto finanziario, – la procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi ha ipotizzato il reato di ripetuta truffa aggravata commessa per mestiere. Sull'arco di 5 anni, dal 1999 al 2004, i tre avrebbero sottaciuto le gravi difficoltà della società. Con l'inganno avrebbero quindi continuato a raccogliere ingenti somme di denaro, consapevoli che questi fondi non sarebbero mai stati investiti, ma che sarebbero serviti per risarcire altri clienti che ne chiedevano da tempo la restituzione. Insomma il classico buco tappa buco, che a conti fatti ha danneggiato un ottantina di clienti provocando un danno effettivo di 69 milioni. Vi sono poi altri reati ai quali gli imputati – a titolo personale o in correità – devono rispondere: appropriazione indebita, cattiva gestione, amministrazione infedele e falsità in documenti. Un ruolo più meno centrale invece lo riveste il quarto imputato, Carl Otto Meier ex presidente della sogevalor, per il quale la pubblica accusa contesta i reati di cattiva gestione e amministrazione infedele. Reati ampiamente descritti nell’atto di accusa firmato dopo 8 anni di inchiesta. Un periodo troppo lungo ha commentato il giudice Claudio Zali che non ha mancato di sollevare alcune perplessità: “l'inchiesta si è arenata per anni", ha detto Zali, "spiaggiata come un cetaceo”. Ma le perplessità maggiori il giudice le ha espresse riguardo alla scarcerazione degli imputati, avvenuta troppo presto, dopo una quarantina di giorni, nel pieno delle indagini, dunque, quando il pericolo dell'inquinamento delle prove era centrale . “Come ciò sia potuto accadere", ha ripetuto più volte Zali, "è inspiegabile". Vergognoso, invece ha tuonato Zali, è come stata condotta una prima inchiesta scattata nel 97 per un buco di sei milioni. Inchiesta che portò alla luce l'esistenza di una contabilità parallela. La magistratura tuttavia decise di sospendere il procedimento per non rallentare la seconda inchiesta, oggetto del dibattimento odierno. A tutti gli effetti, dunque quello che si è aperto stamani è un processo difficile, non solo perché gli imputati negano a vario titolo gli addebiti, facendo ricadere le responsabilità sul latitante Pier Paolo Matteuzzi, il grande assente. Vista la complessità del dibattimento, la sentenza ha detto Zali verrà letta solamente in dicembre, dopo che la Corte avrà avuto il tempo di valutare caso per caso le posizioni degli imputati. Il dibattimento riprenderà domani. fp

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