Ticino
Si scaldano i motori dei Voxxed Days, un evento "per imparare e condividere esperienze"
Redazione
6 mesi fa
Tiziano Leidi, direttore dell'Istituto sistemi informativi e networking della Supsi, e Federico Yankelevich, organizzatore dell'evento, ci svelano il mondo e il linguaggio della programmazione nonché l'evento dedicato agli sviluppatori ticinesi, che si terrà il 18-19 gennaio a Lugano.

Settimana prossima torna la nona edizione dei Voxxed Days, un evento organizzato da Ated con SUPSI e USI, dedicato all'open source (Java, web, mobile e linguaggi JVM). Il programma si svolge su due giorni: il 18 gennaio si terranno dei workshop, mentre il 19 si svolgeranno conferenze sul mondo della programmazione con diversi relatori. Ne abbiamo parlato con Federico Yankelevich, organizzatore dell’evento (FY), e Tiziano Leidi, direttore dell'Istituto sistemi informativi e networking della Supsi (TL).

La programmazione è qualcosa che ci accompagna nel nostro quotidiano. Dove c’è il digitale, ci sono i programmatori…

TL: “Si, tutti noi utilizziamo delle applicazioni sui telefoni o il computer. E dietro a questo sviluppo ci sono dei programmatori che hanno utilizzato dei linguaggi di programmazione. Un linguaggio come Java, ad esempio, che è uno dei temi principali dei Voxxed Days, oggi ha 28 anni. Sono strumenti che sono affermati e di utilizzo quotidiano”.

In cosa consistono esattamente i Vox Days?

FY: “Siamo alla nona edizione e quindi da tanti anni l’evento costituisce un'occasione per molti programmatori ticinesi e delle vicine regioni di incontrarsi. È un'occasione di incontro anche per seguire gli esperti relatori che presentano le innovazioni tecnologiche che poi ci servono nel quotidiano. Si impara e si scambiano esperienze di quello che si fa quotidianamente”.

L’evento è dedicato solo agli addetti ai lavori oppure anche una persona interessata al mondo della programmazione può partecipare?

FY: “Sicuramente è una conferenza per professionisti, con oltre 300 partecipanti del settore che vengono ogni anno. È un evento molto di nicchia e non è per il pubblico generalista. Però se uno è un po' “nerd” o nel suo tempo libero prova a programmare, può essere interessante venire a vedere quello che presentano gli speaker. Non tutte le conferenze sono a livello “advanced”, ce ne sono alcune anche a livello introduttivo. Poi abbiamo un'ampia scelta di talk che parlano anche di problemi umani e di come collaborare in tante persone su un progetto difficile e di come organizzare il lavoro”.

A un giovane in procinto di decidere del suo futuro lavorativo consigliereste di fare il programmatore? C’è richiesta in questo settore?

FY: “Sicuramente c'è richiesta, anche se quest'anno le big tech si stanno riposizionando dopo le forti assunzioni avvenute durante la pandemia. Si sente spesso di tagli, dunque non è tutto rose e fiori. Ma è un settore che ha bisogno di professionisti esperti e le aspettative delle aziende e dei clienti che chiedono software, applicazioni o siti sono molto alte. Ci vogliono dei team con molte competenze eterogenee e quindi sì, il mercato è buono”.

Quali sono i numeri in Svizzera?

TL: “Il settore ICT è un settore da 250mila professionisti e si parla di una carenza di 40mila professionisti per i prossimi anni; quindi, dobbiamo formarne tanti nuovi. È un settore che garantisce una buona evoluzione professionale. Oggi si parla per esempio molto dell’intelligenza artificiale, ma anche di data science. Sono dei profili che hanno una buona capacità di trovare dei posti di lavoro quotati”.

Il Ticino è una terra di programmatori?

TL: “Il Ticino è sicuramente una terra di programmatori. I poli più importanti restano Zurigo, Berna, Ginevra, così come Basilea e Lucerna. Il Ticino però con la vicinanza con l'Italia riesce ad essere un polo importante per le tecnologie dell'informatica e abbiamo un bel po' di società che sono sul suolo ticinese e che sono gli sponsor di Voxxed Days Ticino”.

Nel mondo della programmazione c'è un linguaggio che conviene imparare? C’è per esempio “un inglese” come lingua universale?

TL: “Purtroppo, l'essere umano ha generato un'altra Babilonia gigantesca con i linguaggi di programmazione. Sarebbe bello dire che ce n'è uno che utilizziamo tutti. Non è così. Ce ne sono tanti e diversi e nessuno è migliore dell'altro, alcuni sono più nuovi, altri meno. E ogni volta continuano ad inventarne uno nuovo.

FY: “Ci sono anche sorte di guerre tra quelli che preferiscono un linguaggio piuttosto che un altro. Bisogna essere molto flessibili anche perché quello che sicuramente è vero nel nostro settore è che la tecnologia evolve in fretta. Sono da 23 anni nell'industria e ne ho dovuti imparare più di uno. Benché Java sia rimasto molto affidabile nel tempo, bisogna sempre impararne di nuovi. Oggi si parla di polyglot programmer”.

A proposito di tecnologia che evolve: in questo periodo si parla spesso di intelligenza artificiale. Per voi come influisce sul vostro lavoro? È una minaccia o un'alleata?

TL: “Diciamo un'alleata. Un professionista dell'informatica che pensa che l'intelligenza artificiale possa essere un antagonista forse non ha capito bene il lavoro e il grosso potenziale che c'è nello strumento e in questi modelli di machine learning”.

FY: “L’IA è cresciuta in fretta negli ultimi 12 mesi e anche noi stiamo imparando a conoscere come sfruttarla a vantaggio dei nostri clienti. C'è molto da imparare. Ma illude anche molto: sembra tutto molto facile, anche per le aspettative che genera. Tutti vogliono un sistema magico che faccia cose che magari al momento sono ancora impossibili. La vera difficoltà è placare le aspettative e spiegare l’importanza che il  sistema sia affidabile e serio”.