Cantonali 2023
"Si possono gestire meglio le risorse senza togliere i servizi ai cittadini"
Redazione
un anno fa
Spesa pubblica, finanze cantonali, frontalierato e proteste dei dipendenti pubblici. Sono alcuni temi affrontati a Ticinonews da Amalia Mirante, candidata per Avanti con Ticino&Lavoro.

Amalia Mirante, candidata per Avanti con Ticino&Lavoro per il Consiglio di Stato e Gran Consiglio, è la protagonista della 13esima intervista pre elettorale a Ticinonews. Fra i temi discussi le finanze cantonali, il frontalierato e la proteste dei dipendenti pubblici contro il taglio delle pensioni. 

Qual è il suo obbiettivo elettorale?

“Per l’obiettivo di lista sarebbe bello entrare in Gran Consiglio. Per quanto riguarda le ambizioni personali…un posto in Consiglio di Stato pare liberarsi, quindi chi lo sa. Anche se le statistiche non giocano a mio favore, i voti si contano sempre il 2 aprile”.

Lei aveva sempre detto di non essere interessata - anche per una questione di gestione del tempo - ad una candidatura al Gran Consiglio. Si parla ancora dell'era socialista. Come mai adesso ha deciso?

"Per ragioni professionali ora posso accettare la carica che quattro anni fa non avrei potuto svolgere. In questa ultima tornata non me lo ha chiesto nessuno, se non il mio movimento".

A Bellinzona i dipendenti pubblici hanno protestano contro i tagli delle pensioni. Quale risposta dare a chi protesta in questo momento?

“La situazione dei docenti è peggiorata di molto negli ultimi anni, sia dal punto di vista contrattuale (i salari sono di gran lunga inferiori rispetto al resto della Svizzera) che di oneri (carichi orari e compiti sempre maggiori). C’è una certa pressione, che non è sicuramente stata aiutata in questi anni dal ruolo del Dipartimento. È chiaro che tutto questo, aggiunte le tensioni sulla cassa pensione, portano a questi risultati”.

Ma lei sarebbe scesa in piazza? O perché non è scesa in piazza?

“Non so dirle se sarei scesa in piazza oppure no. Sicuramente c'è tutta la mia solidarietà ai docenti visto che in parte ne sono una componente, anche se ad un livello terziario. Quello che è importante è che la politica faccia un passo indietro rispetto alla scuola, partendo dalle sue esigenze. Non il contrario”.

Parliamo di mercato di lavoro. Lei ha dichiaro che la politica sui frontalieri sta deludendo. Qual è la sua risposta concreta per cercare di invertire la tendenza?

"Prima di tutto bisogna riconoscere il problema. Cosa è stato fatto in questi 4 anni da chi siede in Governo e Parlamento per frenare questa tendenza? Il problema poi va affrontato in una logica che esce dai tradizionali schemi di destra e sinistra: per una parte è colpa dei frontalieri, per l'altra delle aziende. Bisogna superare tutto questo e trovare delle soluzioni che passano dall'intervento politico presso la Confederazione, segnalando il disagio importante che gli accordi bilaterali causano al Ticino. Non possiamo rimetterli in discussione, ma possiamo portare sul tavolo di Berna questo problema. Questo significa compensazioni in termini di perequazioni, che si traducono in possibilità di creare posti di lavoro ad alto valore aggiunto e spostare posti di lavoro della Confederazione nel Cantone. Significa sedersi al tavolo con le aziende che vogliono uno sviluppo del Cantone. Quello su cui stiamo lavorando sono delle forme di sostegno che non violino il diritto internazionale".

Finanze cantonali, altro tema delicato. Si dice che bisogna risanarle, ma come? Bisogna fare dei tagli oppure aumentare le tasse?

"La ricetta sta anche qui nell'uscire dalle logiche destra/sinistra e di cercare le possibilità di risparmio e di efficienza nella spesa pubblica. Sono sicura che su 4,2 miliardi di spesa pubblica c'è la possibilità di gestire meglio le risorse senza togliere dei servizi ai cittadini. In secondo luogo, ci vuole l'istituzione di una Corte dei conti, ossia un ente esterno che si occupa di aiutare la politica a trovare la giusta direzione o individuare gli errori che si commettono. Infine, ci vuole un cambiamento di mentalità. I risultati sono il frutto di scelte politiche. Ogni volta che Governo e Parlamento prendono una decisione che comporta una spesa bisogna avere la responsabilità nei confronti dei cittadini di indicare dove si prendono le risorse per questo compito".

 

 

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