Ticino
Si è aperta la stagione della caccia alta, ecco come sta andando
Redazione
2 anni fa
Siamo andati al Centro di controllo dell'Ufficio di Caccia e Pesca a Giubiasco per capire come stanno andando le catture. Andrea Stampanoni dell'Ufficio caccia e pesca: "I primi dati danno le catture in aumento rispetto al 2022".

In questi giorni migliaia di cacciatori ticinesi si sono attivati nei boschi del territorio per l’apertura della stagione 2023 di caccia alta, ovvero quella relativa principalmente agli ungulati. Una stagione che, stando ai diretti interessati, è partita bene. "Sono 18 anni che vado a caccia”, ci racconta un cacciatore ormai esperto, che ieri mattina ha portato il suo bottino presso il Centro di controllo dell’Ufficio Caccia e Pesca a Giubiasco. “Abbiamo già preso un cervo e due caprioli. Ora stiamo cercando i cinghiali. Andiamo avanti, mancano ancora una decina di giorni”. C’è chi invece è alle prime armi, ma ha già preso delle prede. “Ho fatto la patente quest'anno e ieri è stato il mio giorno di caccia”, ci racconta una giovane cacciatrice. “Ho preso un anzello (un camoscio di un anno e mezzo) e una marmotta. Oltre a camosci e marmotte, ho visto tre stambecchi, due femmine e un piccolo questa mattina”.

Cosa e dove si caccia

Quest’anno si cacciano cervi, caprioli, camosci, cinghiali, marmotte, volpi e tassi in un territorio di caccia che si estende in tutto il Canton Ticino, ad eccezione delle bandite, aree dove può essere vietata una o più tipologie di caccia oppure solo alcune specie. È vietato anche cacciare in luoghi con una distanza minore di 50 metri da case, campeggi o sentieri naturalistici e didattici.

I numeri

Guardando le statistiche generali, negli ultimi anni il numero di cacciatori per la caccia alta è rimasto perlopiù stabile (tra le 1'700 e le 1'800 unità). Il numero di ungulati abbattuti durante la stagione di caccia è invece aumentato di anno in anno, registrando 3'352 unità nel 2022. In dieci anni il carniere totale di ungulati in caccia alta è cresciuto del 55%, conferma un rapporto del DT. È possibile presumere quindi una crescita anche nel 2023. E i dati dei primi quattro giorni per ora lo confermano. "Le catture sono in aumento rispetto all’anno scorso", ci dice Andrea Stampanoni, collaboratore scientifico dell’ufficio cantonale caccia e pesca. “Si registra un aumento in particolare per il cervo. In flessione invece le predazioni di cinghiale, ma era attesa perché abbiamo aperto una nuova stagione di caccia la scorsa estate. C’è qualche capo in più di capriolo, mentre è in stagnazione il camoscio”.

La radioattività nei cinghiali

Tra chi si è presentato a Giubiasco, però, c’è anche chi non ha potuto portarsi a casa la preda. Questo per via della misurazione della radioattività dei cinghiali. Nel caso i livelli di cesio siano troppo alti, l’animale va infatti eliminato e un campione mandato in laboratorio. E per qualcuno, così è stato.

Bloccata la caccia del camoscio in alcune zone

Nel delicato equilibrio tra natura e caccia, ci sono popolazioni di animali a cui bisogna prestare particolare attenzione. È il caso del camoscio, la cui caccia è stata bloccata per tre anni nel comprensorio del Gambarogno, Tamaro e Lema poiché ci sono pochi esemplari. Come è stato possibile e come è la situazione adesso? “I motivi sono molteplici", ci spiega Stampanoni. "Di principio il camoscio è in crisi su tutto l’arco alpino, indipendentemente dalle aree di caccia. Nelle aree citate le diminuzioni si concentrano in modo particolare. A influire negativamente è anche il fatto che non c’è nessuno scambio genetico con le popolazioni vicine. Ci sono delle barriere fisiche che limitano la migrazione di questi animali nell’area. Appena ci siamo resi conto che si stava andando verso una diminuzione preoccupante, abbiamo fermato il fattore più incisivo, ovvero la caccia. Ora sono stati liberati due camosci sul Tamaro, dotati di un radiocollare GPS. Ne studieremo il comportamento e l’interazione con la popolazione presente”. Proprio perché la popolazione di camosci è in diminuzione, sono cambiante anche le abitudini dei cacciatori. "Il cacciatore porta sempre più attenzione verso le specie più diffuse, ora cinghiali e cervi in modo particolare. Da un lato è una questione di opportunismo. Si uccide la preda più numerosa e facile da raggiungere perché si trova anche più a basse quote. Chi vuole cacciare un camoscio deve scarpinare e faticare. Quando lo si cattura a 2000 metri, bisogna trasportarlo in spalla. La sovrabbondanza a bassa quota ha quindi spinto a un abbandono della caccia al camoscio".