
"Sì, lo voglio", ma non in Chiesa. Nel 2021 solo il 14% delle coppie che si sono sposate lo hanno fatto anche davanti a Dio: 150 i matrimoni celebrati, di cui 135 tra cattolici battezzati e 15 misti (uno dei due coniugi di religione cattolica). Stando ai dati forniti dalla Curia, la percentuale è leggermente più alta nell’anno prima dell’arrivo della pandemia: nel 2019 era del 17%. Si tratta di 205 matrimoni su un totale di 1'205. Una tendenza, dunque, chiara, ma i numeri non devono spaventare, ritiene don Emanuele di Marco. “I fattori sono tanti, ma non ci deve spaventare il fatto che diminuiscono i matrimoni in Chiesa", sottolinea ai microfoni di Ticinonews. "È un dato oggettivo di quello che sta avvenendo. È anche un discorso di fede, che è meno diffusa nella popolazione. Un matrimonio religioso significa prendere qualcosa che esiste già nella società, il matrimonio civile, e dargli un tono religioso. Vuol dire far entrare Dio in qualcosa che c'è già. Bisogna dunque avere una convinzione ancora più forte".
Un tema in famiglia
Don Emanuele celebra matrimoni in chiesa, mentre suo fratello Stefano è ufficiale di stato civile. Il tema, dunque, viene anche affrontato nelle loro case. “Spesso ci troviamo a parlare anche perché molti punti sono in comune, per esempio quando si parla di fedeltà, patto o prole. Ci sono degli impegni che troviamo sia nell'uno che nell'altro matrimonio. In quello religioso non c'è solo un accordo tra due persone, ma subentra il terzo, che dà valore a questa unione umana, rendendola un sacramento”.
Come aumentare i numeri
Come fare dunque a portare più coppie a sposarsi anche in Chiesa? Per Don Emanuele non è il compito dei sacerdoti convincere le persone a farlo. “Non è la Chiesa che deve cercare i clienti, ma è piuttosto la Chiesa che si mette a disposizione per chi desidera fare questo passo". Per queste scelte "serve qualcosa in più e questo qualcosa in più è quello che dobbiamo cercare come sacerdoti, comunità, fedeli e laici”.