Ticino
Sgombero all’ex Macello: il Molino non tratta
Foto CdT/ Chiara Zocchetti
Foto CdT/ Chiara Zocchetti
Filippo Suessli
3 anni fa
In un comunicato stampa, l’assemblea comunica la volontà di fare ricorso simbolico, ma conferma: nessuna trattativa con il Municipio

“Con l’attuale Municipio non ci vogliamo più avere niente a che fare”. È con queste parole che l’assemblea del CSOA Il Molino respinge qualunque possibilità di trattativa con la Città di Lugano. La decisione è presa, si legge, “per coerenza, per rispetto e per amore. Coerenza nostra, a tutte e tutti noi dovuta”, scrivono. “Rispetto verso tutte e tutti coloro che frequentano e attraversano questo spazio. E amore per la possibilità di autodeterminarsi e di decidere in autonomia i nostri percorsi”.

“Pensare di risedersi oggi a un tavolo con l’attuale Municipio, risulta per noisemplicemente impraticabile. Imbarazzante. Sarebbe farci violenza e lo rifiutiamo. E non si tratta di paura o di non essere in grado di sostenere il confronto, si tratta piuttosto di non scendere a un livello così infimo di autorispetto”, scrivono. Gli occupanti puntano il dito contro “disinformazione e bugie, una disdetta illegale e modellata a seconda dellasituazione, frasi senza senso del sindaco sui tempi di sgombero. Insomma, in un ipotetico concetto di ‘democrazia’, la prima domanda che dovrebbe sorgere, dovrebbe essere: ma ci state dentro? Ma di che leggi, convenzioni, disdette, sgomberi, elezioni parlate? Tutto quello che state facendo le scavalca allegramente, infischiandosene del vostro caro concetto di ‘legalità’ al quale tanto vi appellate”.

La manifestazione

Nel comunicato, l’assemblea prende anche posizione sugli episodi che hanno portato alla decisione dello sgombero. “D’altronde la stessa ‘violenza’, sulla quale si costruisce la narrazione dello sgombero, rispetto a due situazioni (una convocata dal Molino, l’altra no), nelle quali, in realtà, è successo poco o niente, è assai emblematica: a ben vedere parliamo di ‘normali’ bagatelle e tensioni di mondi diversi che in qualsiasi città del mondo avvengono quasi settimanalmente”.

Un ricorso non giuridico

Ma se si è deciso di non trattare, gli occupanti affermano di aver deciso di fare ricorso, ma non un ricorso giuridico: “Facciamo ricorso ai nostri corpi. Alla nostra fantasia. Alla nostra determinazione. Ricorso alle nostre forze. Alla solidarietà locale e a quella internazionale. Alle complicità. Ricorso alla lotta, al conflitto, all’autodeterminazione, alla libertà. Non un ricorso giuridico possibilmente imboccato ma un ricorso politico, sociale e culturale. Diretta emanazione dell’espressione – discontinua, alternata, infuocata, partecipata, degna e ribelle – che abbiamo saputo emanare in maniera collettiva e mai doma in questi 25 anni”.

“Qui siamo e qui restiamo”

A nove giorni dall’ultimatum del Municipio di Lugano, quindi, l’assemblea ha deciso di non fare passi indietro. Il comunicato si conclude con le parole: “Qui siamo e qui restiamo. Ci vediamo nelle strade”.

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