
L'80% dei clienti delle prostitute che lavorano in Ticino chiede un rapporto senza preservativo. Lo dice il rapporto reso noto ieri dalla CASI, l'associazione dei proprietari di bordelli in Ticino. Questo dato solleva automaticamente una questione sanitaria: quella della protezione dalle malattie infettive durante i rapporti sessuali. Non solo nel rapporto tra clienti e prostitute. Ma nei rapporti sessuali in genere. C'è chi inneggia alla fedeltà della coppia. "Ma bisogna pure fare i conti con la realtà", ci dice Vittorio degli Antoni, coordinatore di Aids Ticino. La fedeltà è un valore traballante. Ed il rischio di malattie sessualmente trasmissibili è sempre alto. "E' un dato di fatto: i temi legati alla sessualità fanno parlare, ma sono scomodi", aggiunge degli Antoni. "E così noi diventiamo i confessori del terzo millennio. Ci chiamano uomini e donne nel panico perché non sanno cosa fare. E allora diamo consigli. Diciamo di fare dei test o a chi rivolgersi. Parliamo tanto di fedeltà ai giovani e poi riceviamo chiamate da giovani, ma anche da adulti, in lacrime". Insomma: il dato che emerge dal rapporto della CASI è confermato da Aids Ticino. Sono tanti, forse troppi, i ticinesi di tutte le età che non praticano il sesso protetto. La soluzione? Prevenzione ed informazione. Su tutti i livelli. E nei casi maggiormente a rischio, come in quello delle prostitute, si potrebbe arginare il problema offrendo non solo più informazione, ma anche più diritti alle prostitute. "Perché se una prostituta è informata e ha dei diritti - spiega degli Antoni - cede meno facilmente ai ricatti". "Rafforzare quindi la condizione sociale delle prostitute - termina degli Antoni - significa in ultima analisi proteggere la salute di tutta la popolazione". La prevenzione, in questo caso, passa anche dalla legalità. red
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