Ticino
“Se abbiamo sbagliato è responsabilità mia”
Immagine CdT/Gabriele Putzu
Immagine CdT/Gabriele Putzu
Filippo Suessli
2 anni fa
Queste le parole dell’amministratore delegato di Lastminute Fabio Cannavale agli inquirenti. Il suo arresto confermato fino al prossimo 6 settembre

“Sono l’amministratore delegato, se c’è stato un reato la responsabilità è mia”. È questo, in sintesi, ciò che Fabio Cannavale, amministratore delegato di Lastminute.com, ha dichiarato agli inquirenti nel corso degli interrogatori per quello che si profila già come la più grande inchiesta per presunte irregolarità sulle richieste di indennità per lavoro ridotto durante la pandemia da Covid-19. Inchiesta coordinata dal procuratore pubblico Claudio Luraschi, ma che nel fase degli interrogatori ha impegnato anche altri magistrati esperti di reati finanziari del Ministero pubblico.

Estate impegnativa per gli avvocati
Ma è un’inchiesta che impegnerà l’estate anche di molti avvocati penalisti ticinesi. Il Ceo Fabio Cannavale è tutelato, infatti, da Paolo Bernasconi. Il numero due del gruppo, Andrea Bertoli è tutelato da un altro peso massimo, l’avvocato Elio Brunetti. Ma la lista è lunga. Impegnati a vario titolo sul caso vi sarebbero altri importanti avvocati della piazza ticinese. Tra i quali, stando a nostre informazioni, Yasar Ravi, Luigi Mattei, Luca Marcellini, Rosa Cappa, Maurizio Pagliuca e Marco Masoni.

Il caso
Ma cos’è successo? Secondo quando annunciato dall’azienda e dal Ministero pubblico, l’inchiesta riguarda le indennità per lavoro ridotto percepite dalle società del gruppo con sede a Chiasso. Si tratta di BravoNext, BravoMeta CH e LMNext CH. Come riferito dall’azienda, che lo ricordiamo è obbligata a informare su ogni sviluppo del caso essendo quotata in borsa, da inizio pandemia sono 28,5 i milioni di franchi percepiti. I sospetti degli inquirenti, stando a nostre informazioni, sono che le richieste per indennità siano state superiori all’effettiva riduzione del lavoro per i circa 500 dipendenti che lavorano in Svizzera. Con un numero così importante di collaboratori, è possibile che vi siano state delle richieste non corrette. Questo, stando a quando abbiamo potuto raccogliere, avrebbero dichiarato agli inquirenti sia Cannavale che Bertoli.

Un calcolo complicato
Come detto Cannavale agli inquirenti ha spiegato di non sapere se vi siano state delle irregolarità, ma se un illecito fosse avvenuto, ha detto di volersene assumere la responsabilità. V’è da dire che il lavoro degli inquirenti, oltre a stabilire se sono effettivamente state chieste più indennità di quelle spettanti, dovrà capire chi si è reso colpevole dell’eventuale reato. Il procuratore pubblico Claudio Luraschi, lo ricordiamo, ipotizza per ora la truffa e, subordinatamente, ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale.

Perizia in vista
È probabile che sarà una perizia giudiziaria a dover tirare i conti e l’impegno rischia di essere lungo. Molti dei dipendenti dell’azienda nel periodo interessato, tra marzo 2020 e febbraio 2022, hanno lavorato a distanza e parliamo di un’azienda digitale che si occupa di vari settori legati al turismo, dalla prenotazione di voli e alberghi alle crociere.

Cannavale e Bertoli in arresto fino al massimo al 6 settembre
Il Ministero pubblico ticinese, ha comunicato questa mattina l’azienda, ha chiesto la conferma dell’arresto per cinque delle sette persone inizialmente fermate. Stando a informazioni da noi raccolte, il Giudice dei provvedimenti coercitivi ha già confermato l’arresto per Fabio Cannavale e Andrea Bertoli fino al massimo al 6 settembre. Chiaramente il loro rilascio potrebbe avvenire prima, qualora non sussistessero più rischi di fuga e di collusione o di inquinamento di mezzi di prova, come prevede la legge. Il Giudice dei provvedimenti coercitivi ha preso una decisione anche per le altre tre persone: nei confronti di due imputati è stata confermata la misura restrittiva della libertà, mentre un terzo, arrestato provvisoriamente, è stato scarcerato dal magistrato inquirente.

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