
È una serata come ogni altra in Svizzera. Tutte le luci sono accese nelle case. Come il resto della popolazione, Charlie e Sam si godono la serata, che trascorrono in compagnia di un libro e una console da gioco. All’improvviso, è buio totale: il Paese è colpito da un’interruzione di corrente. Charlie e Sam sono immersi nell’oscurità. Attendono alcuni minuti, ma l’elettricità non torna. Come reagiranno? E quale sarebbe la tua risposta in una situazione del genere? Comincia così la nuova campagna nazionale sulle “scorte d’emergenza”, promossa da Confederazione e commercianti al dettaglio. Un progetto che mira a tutelare al meglio le famiglie da possibili situazioni impreviste.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché nel 2024 si dovrebbe parlare di “scorte d’emergenza” e che cosa si intende con questo termine. Cominciamo con il dire che la Confederazione non è nuova a campagne di questo tipo, che vengono organizzate a cadenza annuale. Secondo l'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico, le scorte alimentari d'emergenza rappresentano una misura semplice e molto efficace in caso di crisi, in grado di garantire un'indipendenza di approvvigionamento di alcuni giorni.
Popolazione “insensibile” alla questione
Un tema, quello sopracitato, rispetto a cui, paradossalmente, la popolazione resta parzialmente insensibile. E questo nonostante la pandemia di COVID-19, le guerre e gli eventi meteorologici estremi abbiano dimostrato che le catastrofi possono verificarsi in qualsiasi momento. “Nell'istante in cui accade un avvenimento, questo scatena automaticamente la voglia di avere una sicurezza dei bisogni primari e ciò mette in moto una ricerca delle scorte”, afferma ai microfoni di Ticinonews Ryan Pedevilla, capo Sezione del militare e della protezione della popolazione. “Tale sensazione successivamente sparisce e quindi, sì, vi è un momento critico, ma si parte dal presupposto che tutto funzioni come dovrebbe”. La popolazione elvetica sembra ancora sottovalutare la possibilità che determinati eventi possano verificarsi alle nostre latitudini. “In Vallemaggia, ad esempio, poiché è una zona di valle, c’è questa percezione che l’acqua potabile non potrà mai mancare”, prosegue Pedevilla. “Non è stato così e una delle prime misure che ha preso lo Stato maggiore regionale di condotta è stato di trasportare grandi quantitativi d’acqua potabile, per garantire che ve ne fosse a sufficienza per tutti”.
L'importanza delle scorte
Quest’anno la campagna mette anche a disposizione delle famiglie un calcolatore, che le aiuta a simulare le proprie scorte, creando addirittura una lista della spesa personalizzata sulle necessità di ogni membro del nucleo familiare, animali domestici compresi. Ma in quanti avranno davvero una tale scorta e perché, se ancora ne siamo sprovvisti, sarebbe importante cominciare a pensarci? “Se facciamo astrazione dall’acqua potabile, credo che il 70% della popolazione abbia sufficienti scorte per sopravvivere tranquillamente per almeno 10-14 giorni”, riprende Pedevilla. Disporre di queste scorte a casa è importante perché quando succede un avvenimento, “tutti gli enti di primo intervento hanno tantissime problematiche da risolvere e dover supportare tutte le persone che hanno un fabbisogno, automaticamente lega queste forze". Avere una certa autonomia mette dunque in sicurezza sia le persone che ne hanno bisogno, sia gli organi di intervento, i quali “possono effettivamente concentrarsi su tutte quelle che sono le azioni primarie e poi, in seconda battuta, garantire i rifornimenti puntuali a chi ne ha bisogno”.