Archeologia
Scoperti quattro tumuli dell'età del Ferro a Giubiasco, una prima in Ticino
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Redazione
un anno fa
Gli archeologici si sono trovati di fronte a una "grande sorpresa" durante gli scavi: sono infatti emerse per la prima volta le famose tombe etrusche. Verranno svelate settimana prossima alla stampa.

"Giubiasco non finisce ancora di sorprendere". Con queste parole il Dipartimento del territorio annuncia novità archeologiche presso un'area oggetto di scavo in zona Sotto le Vigne. L'ufficio beni culturali ha infatti scoperto quattro tumuli di età del Ferro. Si tratta di una prima per il Canton Ticino.

Gli scavi

Da inizio Novecento alla fine degli anni ’60 nelle vicinanze dell’area attualmente in corso di scavo sono state messe in luce circa settecento sepolture (di epoca compresa fra età del Bronzo e Romanità), che formano la cosiddetta grande necropoli di Giubiasco. L’area interessata dall’indagine archeologica attuale è una grande parcella di terreno situata tra il Viale 1814 e Via Ferriere. Il terreno era occupato da una serie di edifici a carattere industriale, demoliti per lasciare spazio alla costruzione di un palazzo residenziale, nel frattempo quasi giunto a tetto. Lo scavo – ancora in corso e che si concluderà a fine dicembre 2022 – sta riportando alla luce un numero considerevole di sepolture a inumazione e cremazioni singole da riferire alla prima età del Ferro (VI-V a.C.).

La sorpresa

I corredi che accompagnano le oltre 30 tombe finora scavate sono "ricchi e interessanti". Ma la "grande sorpresa" sta nei quattro tumuli presenti, che rimandano "alle famose tombe etrusche", dove una struttura costruita "a collina racchiudeva" sepolture di grande importanza, si legge nella nota del DT. Tumuli che verranno aperti in sequenza nei prossimi giorni. La tomba principale, viene aggiunto, verrà aperta nel corso di una presentazione stampa prevista settimana prossima. "Le aspettative al proposito sono grandi e – se confermate – cambieranno la storia di questa grande area sepolcrale, studiata e pubblicata in tre volumi a inizio Duemila dall’Università di Zurigo e dal Museo nazionale svizzero, in collaborazione con l’Ufficio dei beni culturali", annuncia l'Ufficio dei beni culturali.