Ticino
Scolarizzazione profughi, si guarda l’anno 2022/23
Immagine CdT/Gabriele Putzu
Immagine CdT/Gabriele Putzu
Lara Sargenti
2 anni fa
Il direttore del DECS Manuele Bertoli spiega come bambini e ragazzi fuggiti insieme alle loro famiglie dall’Ucraina verranno integrati nella scuola ticinese: “Entreranno uno o due per volta nelle classi”

Tra le numerose persone che sono giunte in Ticino dall’Ucraina ci sono anche dei bambini e per loro si pone la questione della scolarizzazione. Non si tratta solo di una necessità, ma anche di un diritto per tutti coloro che hanno l’età dell’obbligo. Sussiste inoltre l’obbligo formativo per chi ha dai 15 ai 18 anni, puntualizza il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) Manuele Bertoli, interpellato da Ticinonews. Ma questi bambini e ragazzi come verranno integrati nella scuola ticinese?

Niente classi speciali
“Ci stiamo impegnando in questo importante lavoro e lo facciamo con gli strumenti ordinari”, precisa il consigliere di Stato. “La scuola ha l’abitudine di accogliere persone che arrivano d’altrove. Ci sono servizi che si occupano di questo inserimento, inizialmente un po’ particolare e poi sempre più ‘scuola’”. Per il DECS la cosa importante è che i bambini siano sparsi sul territorio “affinché possano entrare nelle varie classi uno o due per volta e non in massa”, sottolinea Bertoli. “Altrimenti diventa difficile gestire tutto questo lavoro”. Non verranno dunque create classi speciali, comprendenti solo scolari ucraini, precisa Bertoli. “Non abbiamo mai avuto questo approccio e non l’avremo neanche questa volta. Creare classi speciali significa avere anche una logistica e dei docenti speciali. Il nostro sistema è diffuso sul territorio e dobbiamo inserire questi bambini nelle scuole”.

Si pianifica per l’anno scolastico 2022/23
C’è poi l’incognita della durata di permanenza di questi bambini, che potrebbero tornare nella loro madre patria una volta terminato il conflitto. Ma i tempi, stima Bertoli, potrebbero essere abbastanza lunghi. “La pace potrebbe arrivare, ma probabilmente la permanenza durerà più a lungo: c’è un paese che sarà da ricostruire o in parte da ricostruire. Il nostro ragionamento va fino all’anno scolastico 2022/2023”.

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