
La questione del "pensionamento" dello schermo di Piazza Grande, ribadita dall'organizzazione di Locarno Film Festival, approda nell'arena politica. A rilanciare l'argomento è l'MPS, con un'interrogazione avanzata al Consiglio di Stato. "L’eliminazione dello storico e iconico schermo progettato dall’architetto Livio Vacchini è solo l’ultimo, ma significativo episodio di una serie di decisioni che stanno modificando radicalmente la natura stessa della manifestazione", scrivono i deputati del Movimento per il socialismo. Molto prima di quanto si potesse prevedere, "stanno emergendo in modo evidente le criticità legate alle scelte operate nella gestione della kermesse, ispirata al 'modello Roche' voluto dall’azionista Roche e presidente del Festival, Maja Hoffmann".
La questione delle date
Gli interroganti si focalizzano anche sulla questione delle date in cui la manifestazione dovrebbe svolgersi. Negli scorsi giorni il CEO del Festival Raphaël Brunschwig aveva dichiarato a laRegione che il ragionamento di un'eventuale anticipazione a fine luglio dell'evento si spiega con la volontà di "rafforzare la posizione di Locarno all’interno dell’industria cinematografica globale, garantendone la centralità per gli anni a venire". Tuttavia, "la presunta difficoltà nel coinvolgimento dei professionisti del cinema a causa delle attuali date non trova conferma nelle cifre fornite dalla stessa direzione del Festival", si legge ancora nell'atto parlamentare. Il 17 agosto 2024, a commento dell’edizione appena conclusa, la direzione scriveva: "Per quanto riguarda i professionisti del settore, gli accreditati (inclusi quelli online) sono cresciuti del 6,5%, raggiungendo un totale di 4'940 persone, di cui 1'884 rappresentanti dell’industria cinematografica e 793 giornalisti, critici e fotografi”. Alla luce di questi numeri "non si comprende il reale motivo dello spostamento delle date del Festival, se non per favorire una sinergia con la manifestazione Moon&Stars e colmare il 'vuoto' temporale tra i due eventi". Una motivazione "che difficilmente può essere considerata culturalmente fondata e che apre scenari inquietanti sulle logiche che determinano le scelte del Festival".
Le domande
Si chiede quindi al Consiglio di Stato qual è la sua posizione in merito alla decisione del Festival di rinunciare alla storica struttura progettata dall’architetto Livio Vacchini e se non ritiene, al di là dei tempi di risposta a questa interrogazione, di dover prendere posizione con urgenza e invitare la direzione a soprassedere a questa decisione, in attesa di ridiscutere la questione, perlomeno per questa edizione. Gli interroganti vogliono anche sapere se a prendere questa decisione è stata la direzione operativa o il Consiglio di Amministrazione del Festival e se la nuova struttura è di proprietà del Festival o della manifestazione Moon&Stars. Nel caso in cui fosse proprietà del Festival, si domanda ancora, “chi è stato il committente? La sua realizzazione è stata oggetto di un concorso pubblico? Dove è stata realizzata? Dove hanno sede le aziende artigianali incaricate dell’allestimento, dello smontaggio e del successivo rimontaggio delle strutture utilizzate da Moon&Stars e dal Festival?"
Il legame tra i due eventi
È evidente che una continuità logistica tra Moon&Stars e il Festival può contribuire a una riduzione dei costi, scrivono ancora gli interroganti. Tuttavia, "il Consiglio di Stato non ritiene che tale contenimento rischi di produrre effetti economici e sociali negativi per l’economia regionale, superiori ai benefici dichiarati?" L'Esecutivo "non ritiene opportuno intervenire presso la Città di Locarno, segnalando che il crescente legame tra Moon&Stars e il Festival potrebbe compromettere l’opportunità di lanciare una pubblica manifestazione d’interesse per il rinnovo, nel 2026, del mandato per la gestione degli eventi in Piazza Grande e nelle zone limitrofe?"