
Sono oltre 700 i farmaci che attualmente mancano in Ticino: a scarseggiare sono in particolare antibiotici, antidolorifici e antinfiammatori. Una cifra alta che rimane stabile da diversi mesi, ma che è in leggero aumento nell’ultimo periodo. La situazione, spiega il direttore dell’Unione Farmaceutica Distribuzione Daniele Graziano a Ticinonews, è legata alla pandemia e al conflitto in Ucraina, ma anche alla difficoltà di reperire le materie prime, come i principi attivi, i recipienti e i materiali di imballaggio dei prodotti. Non solo. Anche l'inflazione, quindi i costi di produzione, incidono sulla reperibilità di alcuni articoli.
Accorgimenti per la distribuzione dei farmaci
La carenza di farmaci è strettamente legata al mercato internazionale e si riflette anche sulle farmacie nel nostro Cantone. Sono infatti stati necessari alcuni accorgimenti nella distribuzione dei farmaci per far fronte a questa situazione. “Siamo in stretta collaborazione con i nostri fornitori e lavoriamo con oltre 500 collaboratori partner in Svizzera”, spiega Graziano. “Con loro siamo in costante contatto e cerchiamo di trovare delle soluzioni con prodotti alternativi e autorizzati alla vendita in Svizzera. Dove è necessario, contingentiamo i quantitativi di vendita sul territorio per evitare accaparramenti. Le informazioni che otteniamo dai fornitori le diamo poi ai nostri farmacisti in modo che anche loro possano fare un’attenta valutazione delle possibilità e alternative che abbiamo in magazzino”. Vista la situazione di crisi in cui versa il settore dei farmaci, la Confederazione sta anche prendendo in considerazione alcune misure per garantire l’approvvigionamento dei farmaci più importanti.
Le ripercussioni per le farmacie
Una situazione delicata, dunque, per un settore importante come quello dei farmaci. Prodotti che sono indispensabili, anche in vista della stagione fredda. Rischiamo davvero di rimanere senza? Secondo Federico Tamò, portavoce dell'Ordine dei farmacisti del Canton Ticino, per il momento si riescono ancora a trovare delle soluzioni. Ma continuare di questo passo “non è vivibile”: "Non è giusto non dare la migliore cura possibile ai pazienti. Siamo di fronte a un grosso problema”, ci dice. Un'occasione per approfondire la tematica con lui.
Qual è il sentore tra i farmacisti nel nostro Cantone?
"C'è stanchezza. Queste rotture di approvvigionamento ci portano a dover trovare delle soluzioni adeguate: o con delle produzioni puntuali o con delle importazioni dall'estero. Addirittura, talvolta, dobbiamo cambiare la terapia del paziente. Sono prestazioni che chiedono tempo e dei momenti dedicati che non ci vengono remunerati. Non sempre inoltre abbiamo a disposizione quello che è il lavoro quotidiano, soprattutto nella stagione invernale".
A proposito di stagione invernale: tra i farmaci mancanti spiccano gli antidolorifici, gli antibiotici, gli antinfiammatori. Rischiamo di non trovarne sul bancone?
"Non siamo ancora a quel punto. Magari rischiamo di non trovare una marca specifica che ci piace, ma si troverà qualcosa della stessa classe o famiglia che possa funzionare allo stesso modo per questo inverno".
I clienti accettano ben volentieri questo cambiamento o il passaggio ai generici?
"Il passaggio ai generici è qualcosa che tutti accettano molto volentieri perché è un gesto per contenere i costi della salute ed è un cambiamento che non va a toccare la qualità della terapia visto che ha lo stesso principio attivo, la stessa molecola, lo stesso dosaggio. Più difficile sono i cambiamenti in cui dobbiamo modificare la molecola perché non è disponibile. Oppure quando si tratta di cambiare il farmaco e doverne importare uno dall'estero. In quel caso bisogna spiegare bene al paziente la situazione per evitare dei rischi e delle doppie prese, e mantenere la fiducia del paziente nella propria terapia".