
L'annosa polemica sui moretti è tornata in questi giorni alla ribalta, dopo che il neonato Comitato contro i dolci razzisti ha lanciato una petizione su Change.org per chiedere all'azienda svizzera Dubler, che produce i cioccolatini con dentro la schiumosa crema, di cambiarne il nome, considerato discriminatorio nei confronti delle persone di colore.
Ma secondo un politologo che lavora sul tema della discriminazione, il ticinese Nenad Stojanovic, sarebbe sbagliato vietare il termine "moretto".
Da noi interpellato Stojanovic, che è pure membro della Commissione contro il razzismo (CFR) ma che in questo caso si esprime a titolo personale, sostiene che "di sicuro l’uso del termine “moretto” non viola la norma anti-razzismo del Codice penale svizzero."
"Dal profilo legale non pone quindi problemi" spiega il politologo." Ciononostante il suo uso può essere visto come non appropriato se teniamo conto della storia e del passato coloniale, ossia dell’atteggiamento scandaloso che l’Occidente ha avuto nei confronti dell’Africa, inclusa ovviamente la tratta degli schiavi."
"Ciò detto non sono in favore di un divieto" ribadisce Stojanovic. "Il razzismo non si combatte vietando certe parole ma riflettendo sul loro significato, sulla loro origine e sul loro impatto sugli individui e la società intera."
"Penso fra l’altro che il problema non si pone tanto in italiano quanto nelle altre lingue nazionali" prosegue Stojanovic." Scommetto che il 90% dei giovani ticinesi non sa che “moretto” significa “il piccolo Moro” e forse l’1% sa che la parola Moro era usata nel Medioevo, fra l’altro non necessariamente in modo spregiativo, per designare neri o anche musulmani."
Secondo il politologo ticinese "il discorso è invece un po’ diverso in tedesco (“Mohrenkopf”, ossia la “testa del Moro”) e soprattutto in francese dove si usa il termine “tête de negre”.
"Dobbiamo però evitare di cadere nel paternalismo tipico di certi bianchi occidentali" conclude Stojanovic. "Sono i cittadini di colore e le loro associazioni che dovrebbero farsi avanti se ritengono che questo termine sia lesivo."
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