
È intitolata "Ideali intramontabili della Regio Insubrica", la presa di posizione pubblicata oggi sul Corriere del Ticino a firma di sette soci onorari dell'organismo transfrontaliero.
Massimo Ferrario, primo presidente della Regio Insubrica e presidente della Provincia di Varese, Ivan Guarducci, già presidente della Regio e presidente della Provincia del VCO, Giuseppe Livio, già presidente della Regio e presidente della Provincia di Como, Fernando Pedrolini, già sindaco di Chiasso e cofondatore della Regio, Marco Reguzzoni, già presidente della Regio e presidente della Provincia di Varese, Renzo Respini, cofirmatario della Dichiarazione di intesa e già presidente del Consiglio di Stato ticinese, e Achille Crivelli, già segretario generale della Regio, intendono rispondere con il loro scritto a coloro che paventano una chiusura dell'esperienza ventennale di cooperazione transfrontaliera, considerandola "inutile" e "superata".
"È vero che statuariamente la Regio non ha un potere decisionale diretto" scrivono i sette soci onorari, "ma ciò non significa inutilità."
"Basti pensare ai numerosi altri enti transfrontalieri esistenti in Svizzera (e segnatamente a Basilea e a Ginevra), in Italia e in Europa, anche se ognuno di essi va collocato in una specifica realtà territoriale a sua volta costituita da un caleidoscopio di identità. Ciò che è possibile altrove deve esserlo anche alla frontiera italo-svizzera", affermano i sette soci onorari.
"È vero che numerosi compiti sfuggono alle competenze locali, cantonali e regionali" proseguono, "e che esiste una diversità di funzioni e di culture politiche tra Regioni italiane e Cantoni svizzeri. Ma, come mostra l'esperienza di altre regioni, ciò non impedisce la valutazione propositiva a partire dal basso di concreti problemi transfrontalieri che sono di interesse per la popolazione."
"Certamente fattori politici esterni ed interni sui due versanti della frontiera rendono da qualche tempo più difficoltoso il lavoro di un'associazione transfrontaliera" ammettono i sette soci onorari. "Il clima sarà anche isterico, ma non per colpa della Regio e, in ogni caso, questo clima non risolve i problemi. Le tematiche transfrontaliere rimangono e vanno affrontate con lavoro paziente e le occasioni di dialogo come appunto è il ruolo della Regio."
"A fronte di tutto questo" concludono i sette soci onorari, "noi riteniamo che l'esistenza di un luogo permanente d'incontro - a prescindere da come lo si voglia chiamare - per affontare dialogando apertamente i problemi transfrontalieri che sempre esisteranno - è, come nel passato, importante e anzi irrinunciabile, ora e in futuro. Pena il regresso alle iniziative unilaterali non concertate. Non si tratta di idealismo o nostaglia, ma di pragmatico realismo."
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