
È di questa mattina la notizia delle difficoltà economiche della Sugyp, società vodese specializzata in fuochi d’artificio, che ha annunciato di aver perso circa 2 milioni di franchi a causa degli spettacoli annullati per via del Covid-19. Anche la ticinese Pirotecnica Sagl, che dà lavoro a 25 dipendenti, ha però sentito duramente le conseguenze della pandemia, con una perdita di circa il 90% delle entrate: “Avevamo parlato proprio con la Sugyp negli scorsi mesi e si pensava che la situazione sarebbe migliorata, ma al momento non è così”, spiega Andrea Colombo, titolare dell’azienda.
Il lavoro ridotto non basta
La Pirotecnica Sagl ha potuto ovviamente usufruire del lavoro ridotto, che aiuta in particolare i dipendenti ma non basta a sostenere le aziende del settore, soprattutto visti i costi già sostenuti: “Hanno iniziato ad annullarci degli eventi già a marzo, quando ormai avevamo già acquistato il materiale per molti spettacoli.” Inoltre, vista la sempre crescente sensibilità ambientale di gran parte della popolazione, nell’ultima decina d’anni sono aumentati anche i costi per cercare di ridurre rumore e inquinamento: “Utilizziamo più materiali come la carta biodegradabile e miscele diverse per gli esplosivi. Questo ci ha consentito di ridurre l’impronta ambientale e l’impatto sonoro di circa il 25%, ma ovviamente ha avuto dei costi aggiuntivi”.
Primo d’agosto in tono minore
Pesa particolarmente l’annullamento degli spettacoli pirotecnici per il Natale della patria in molte località svizzere e ticinesi, in particolare nei grandi centri come Lugano, Locarno e Bellinzona: “Anche per il Primo d’agosto la tendenza è la stessa, abbiamo circa il 10% degli eventi”. E le ricadute negative non si fermano alla Pirotecnica: “Se perdiamo introiti questo pesa anche su trasportatori, tecnici del suono, albergatori e ristoratori che vedranno meno gente in piazza per il Primo d’agosto, dove tutto in qualche modo gira attorno al fuoco d’artificio”.
Futuro a tinte fosche
Anche l’anno prossimo sembra essere segnato dall’incertezza, nonostante qualche segnale positivo: “Abbiamo già ricevuto le conferme di molti spettacoli. Anche all’estero, per esempio a Mosca, Madeira e Berlino”, racconta Colombo, “Però tutto dipende da come evolverà la pandemia, che resta un’incognita”. Rimane l’interesse però, fatto che fa tirare un sospiro di sollievo al settore: “Anche adesso ci contattano molti privati ma spesso finisce in un nulla di fatto, per via dei limiti di partecipazione agli eventi o delle distanze sociali. Tuttavia, la voglia di fuochi d’artificio c’è: di fondo piacciono a tutti e portano gioia anche ai bambini”.
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