
Un'interrogazione trasversale. Silvano Bergonzoli (LEGA), Michele Guerra (LEGA), Lorenzo Quadri (LEGA), Armando Boneff (PPD), Fiorenzo Dadò (PPD), Andrea Giudici (PLR), Pierre Rusconi (UDC), Eros Mellini (UDC) e Sergio Morisoli (Indipendente) hanno inoltrato oggi un’interrogazione al Governo ticinese con la quale si sottolinea come, a causa del cambio dell’euro, i frontalieri hanno beneficiato di un aumento di stipendio di quasi il 30%. E a loro non va bene. Ma vediamo perché.Il testo inizia con una premessa: “Tutti i Santi giorni il cittadino, oltre a dover risolvere da solo i suoi problemi, deve sorbirsi da radio e televisioni varie continue proposte di soluzioni inattuabili e per lo più ridicole. Tanti bla bla bla che in fin dei conti non risolvono nulla.Utilizzando un detto dei ns. anziani, sempre valido e attuale, “a mali estremi, estremi rimedi!”. Considerata la perdita di valore (probabilmente non ancora finita) dell’Euro in rapporto al Franco svizzero, è giusto proporre di pensare a come combattere quella che è una grande e ingiustificata disparità di trattamento fra cittadini svizzeri e stranieri domiciliati da una parte, e lavoratori frontalieri dall’altra”.In seguito vengono mostrati dei calcoli che raffrontano il valore in euro di un salario in da 4'000 franchi svizzeri nel 2009 ed oggi. La differenza è di circa 1000 franchi a favore del frontaliere.Questo aumentato potere di acquisto sarebbe, per chi ha presentato l’interrogazione, non giustificato in quanto conseguito “senza alcun merito produttivo in rapporto al dipendente svizzero o straniero qui domiciliato!” si legge nel testo.Oltre ad esporre i dati nudi e crudi vengono anche presentate delle proposte: “Una soluzione potrebbe essere quella concedere ai datori di lavoro, tramite un decreto legislativo o una modifica di Legge, la possibilità di stipulare, con i lavoratori frontalieri, contratti di lavoro che prevedono una remunerazione in franchi svizzeri che varia seguendo l'eventuale apprezzamento o deprezzamento dell'euro”.Inoltre “così facendo, i lavoratori frontalieri, riceverebbero sempre l'importo (calcolato in euro) che avrebbero percepito se il contratto iniziale fosse stato stipulato in euro. In pratica non risentirebbero di un eventuale deprezzamento come di un eventuale apprezzamento dell'euro. Così facendo i frontalieri manterrebbero sempre lo stesso stipendio dei lavoratori svizzeri o stranieri domiciliati".Continua con “per i frontalieri che attualmente lavorano già in Svizzera si potrebbe adattare il loro salario in franchi tenendo in considerazione il cambio al momento della loro assunzione. Evidentemente sarà necessario disporre degli strumenti adatti a vigilare affinché la modifica proposta non si trasformi in ulteriore dumping salariale, o svantaggio al momento dell’assunzione, a danno dei dipendenti ticinesi”.Le domande al Consiglio di Stato sono quindi: “Il Consiglio di Stato non pensa che la caduta dell’Euro abbia creato una rilevante e ingiustificata disparità di trattamento fra lavoratori svizzeri, stranieri domiciliati e lavoratori frontalieri ? Se no, perché?”
“Intende il Consiglio di Stato prendere provvedimenti da subito e creare le premesse legali affinché venga posto un limite effettivo a questa discriminazione che porta da una parte i frontalieri ad avere una disponibilità, dettata dall'euro molto basso, ad accettare paghe misere, e dall'altra i datori di lavoro ad assumere a stipendi spesso insostenibili per dei lavoratori residenti? Se si, in che modo? Se no, perché?”“Riteniamo che il Consiglio di Stato dovrebbe valutare e proporre un decreto che conceda alle parti contraenti e firmatarie di contratti collettivi (datori di lavoro e sindacati) la libertà di procedere di intesa nel modo descritto in precedenza, permettendo di agire
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