
Sul sito denunciamoli.ch il sindacato UNIA rende nota la sua ultima, in ordine di tempo, "lunga ed estenuante lotta contro il dumping salariale". Questa volta il caso riguarda una ditta attiva nel settore dell'edilizia, la BN Costruzioni, con sede nella provincia di Novara, al cui titolare è stato bloccato oggi un cantiere a Bellinzona.
La ditta, spiega UNIA, inizia la sua attività in Ticino tramite il ricorso alla manodopera distaccata, grazie alla facoltà data a un'impresa estera di occupare la sua manodopera in Svizzera per un'attività lucrativa che non duri più di 90 giorni. Dopo aver riscontrato una serie di irregolarità e grazie anche alle segnalazioni di UNIA, le autorità competenti negano all'azienda l'autorizzazione ad occupare manodopera su suolo ticinese.
Problema risolto? No, perché il titolare della ditta apre una nuova filiale, la BN Costruzioni Generali S.R.L Romentino, succursale di Iragna, con lo scopo di aggirare i limiti imposti dalla Legge sui lavoratori distaccati, continuando ad operare indisturbato. "Un ulteriore dimostrazione" commenta UNIA, "dell'efficacia delle misure di accompagnamento!"
Inizia quindi per UNIA un lungo lavoro di pressione e costruzione di legami di fiducia con gli operai edili della ditta in questione. "Settimane di lavoro che permettono alla fine di stabilire come questi operai siano pagati 1500 franchi al mese (il minimo salariale è di 4433 franchi lordi)". Con il sostegno del sindacato gli operai rifiutano quindi di continuare a lavorare a queste condizioni, chiedendo il rispetto del contratto collettivo dell’edilizia. La committenza viene così obbligata a rescindere il contratto con la B.N. Costruzioni Generali – S.R.L., Romentino, succursale di Iragna e a garantire lei stessa l’impiego per tutte le maestranze alle condizioni di lavoro in vigore nell’edilizia.
Tutto bene quel che finisce bene? "Mica tanto", scrive Unia. Il titolare decide infatti di aprire la P.A. Lavori Generali SA, questa volta con l'ausilio di un prestanome. "Le modalità sono praticamente le stesse" scrive UNIA: "forza lavoro importata dall’Italia e sottopagata, sfruttando la fame di lavoro che esiste nella Penisola". La nuova ditta è attiva a Bellinzona e, oltre ai lavori edili, svolge opere di gessatura, pittura e posa piastrelle, "senza essere autorizzata in nessuno di questi settori".
I funzionari di UNIA sono dunque intervenuti oggi, assieme alle autorità competenti, per fermare il cantiere: "Oltre ad una serie di irregolarità contrattuali, emerge nuovamente che gli operai sono pagati fino a un massimo di 100 euro al giorno, rispetto ai circa 300 franchi di cui avrebbero diritto (non tutti, alcuni non ricevono infatti quel misero salario da 2 mesi!).
Ma non è tutto. Secondo il sindacato "il cantiere è fatisciente" e le condizioni "farebbero rabbrividire chiunque". A quanto pare la Società Svizzera Impresari Costruttori (SSIC) di Bellinzona, che ha la propria sede a poco più di 500 metri distante dal cantiere bloccato, è l'unica a non accorgersene. "Probabilmente alla SSIC si sono dimenticati di attivare l“App per smartphone Segnalazione cantieri sospetti” oppure il suo raggio d’azione non supera i 200 metri…" commenta ironicamente il sindacato .
"Il problema di fondo" conclude tornando serio il sindacato, "è che questo genere di operazioni non serve a combattere il dumping salariale (...). Per combattere realmente ed efficacemente questo processo degenerativo è necessario rafforzare il contratto nazionale mantello dell’edilizia e quello ticinese, in termini di diritti, di veri strumenti d’indagine e di sanzioni. Invece, la SSIC Ticino opera nel senso opposto, sostenendo la proposta della SSIC nazionale di rinnovare senza modifiche e per un solo anno il CNM!"
"Invece di urlare slogan sulla situazione meravigliosa che si vive sui cantieri ticinesi" prosegue UNIA, "la SSIC dovrebbe decidere definitivamente quale strada intraprendere. Quella di un’edilizia ticinese dove il dumping salariale costituisce la variabile decisiva in un mercato dominato da una concorrenza basata quasi esclusivamente sul minor prezzo e sull’eliminazione diretta dei concorrenti, alla ricerca del massimo profitto immediato. Oppure quella di un’edilizia con regole precise in materia di diritti dei lavoratori, condizione fondamentale affinché la concorrenza avvenga sul piano della qualità offerta, dei servizi erogati, garantendo così un futuro sano e più duraturo di questo settore".
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