Ticino
RSI, 5 casi di violazione della personalità
Immagine CdT/Gabriele Putzu
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Lara Sargenti
3 anni fa
Su 39 segnalazioni raccolte, sono stati aperti 18 incarti, ma in nessuno caso è stato riscontrato mobbing, bossing o molestie sessuali

Sono cinque i casi in cui il pool di avvocati chiamato ad indagare sul dossier molestie in RSI ha riscontrato una situazione di violazione della personalità, che vanno da una lieve a una media gravità. Cinque casi su 18 che sono passati alla seconda fase di inchiesta, dopo la raccolta di 39 testimonianze. Cinque casi in cui però non sono stati rilevati mobbing, bossing o molestie sessuali. I responsabili verranno sanzionati, ma le violazioni non hanno portato infrazioni tali da dover giustificare interruzioni del rapporto di lavoro. È quanto emerso dal rappporto finale presentato oggi alla stampa alla presenza del direttore Mario Timbal. “È passato più di un anno, tutti volevamo che i risultati arrivassero prima, ma prima di tutto era importante che queste inchieste fossero solide, indipendenti e soprattutto senza limitazioni di tempo”, ha esordito Timbal. “Quello di oggi è un punto di arrivo per le inchieste, ma non per la trasformazione della cultura aziendale. È un processo di analisi, costruzione, che partendo dal disagio ci porterà ad avere strumenti per una cultura aziendale sana, che si baserà su tre concetti: trasparenza, assunzione di responsabilità e tolleranza zero”.

La prima fase dell’inchiesta
L’avvocata Nora Jardini Croci Torti è stata incaricata della gestione delle segnalazioni e ha spiegato come si è proceduto. Da gennaio a luglio sono state ascoltate le testimonianze di collaboratori ed ex collaboratori, che hanno inviato le segnalazioni tramite il link messo a disposizione del sindacato svizzero dei massmedia (SSM). 39 le segnalazioni ricevute, di cui 23 da donne e 16 da uomini. Tre persone hanno poi rinunciato a portare avanti la segnalazione. 22 persone sono ancora dipendenti dell’azienda, mentre 16 sono ex dipendenti. Una persona non ha invece mai lavorato in azienda. Durante la fase di ascolto i colloqui sono stati svolti personalmente, tramite videoconferenze e in pochi casi telefonicamente. È stato poi stilato un verbale e insieme al dipendente si decideva se procedere e aprire un’inchiesta formale. In caso affermativo, il verbale veniva trasmesso alla seconda fase di inchiesta. “La maggior parte dei collaboratori sono stati soddisfatti dello spazio di ascolto e per il fatto che hanno potuto raccontare la loro esperienza negativa”, ha sottolineato Croci Torti. “Per alcuni già il fatto di aver potuto raccontare è stato sufficiente per elaborare il vissuto e non procedere alla fase b. È stato comunque constatata la sofferenza in ambito lavorativo”. Le segnalazioni sfociate nella seconda fase sono 18 (15 persone sono o erano ancora dipendenti durante l’inchiesta, mentre tre non sono più dipendenti).

La seconda fase
Durante la seconda fase il pool di avvocati ha svolto inchieste interne per i quali il segnalante ha ritenuto fosse necessario procedere in maniera formale con un’inchiesta. “Il nostro compito era stabilire se i fatti segnalati sono effettivamente accaduti e se rappresentavano una violazione della personalità”, ha spiegato l’avvocata e coordinatrice Raffaella Martinelli Peter. “È stato un lavoro molto intenso e approfondito. Dalla collega Croci Torti abbiamo ricevuto i casi da trattare e ogni avvocato si è occupato di alcuni casi, raccogliendo la documentazione e facendo una valutazione giuridica. Tutte le conclusioni dei rapporti sono state frutto di una discussione interna e condivisa da tutti i quattro colleghi”. In 5 casi, come detto, sono state riscontrate violazioni della personalità: in due casi si tratta di azioni ostili, un caso di messa in atto di licenziamento con modalità lesive della personalità. In un caso è stata riscontrata una gestione lacunosa di una situazione di conflitto, mentre l’ultimo caso risale al 2006/2007 e riguarda un trasferimento da un settore all’altro. In questo caso non è stato tenuto conto di problemi di conciliabilità tra famiglia e lavoro. “Si tratta di casi isolati che non hanno una connessione gli uni con gli altri. Non abbiamo riscontrato delle rilevanze sistemiche e nemmeno problematiche rilevanti all’azienda nel suo insieme”, ha sottolineato l’avvocata. “Abbiamo colto una serie di situazioni che presentano alcune criticità e fatto delle raccomandazioni specifiche per alcuni casi particolari e di carattere più generale. Poi abbiamo redatto un rapporto separato che riguarda un settore specifico”.

I prossimi passi
Le violazioni non hanno portato infrazioni tali da dover giustificare interruzioni del rapporto di lavoro, ha sottolineato Mario Timbal. “Ci sono casi che richiedono un intervento immediato affinché non sfocino in ulteriori conflitti. In un settore è stato riscontrato un clima di lavoro non sano e non in linea con l’azienda. Abbiamo deciso di avviare un’analisi ambientale per capire cosa succede in questo settore”. Timbal si è poi soffermato sulle cifre dell’inchiesta: 800 ore di lavoro, oltre 120 collaboratori che hanno testimoniato e 600 pagine di rapporti. “Mi sento di poter dire che la volontà di andare in profondità è stata compiuta. Non poniamo la parola fine sulla questione, ma ci sentiamo sollevati per l’esito delle inchieste. I 5 casi di infrazione sono legati a conflitti sul lavoro”. Il direttore ha poi specificato i prossimi passi: le persone coinvolte avranno la possibilità di consultare le conclusioni e avranno la possibilità di discutere con gli avvocati. In accordo con la direzione generale e le risorse umane, verranno poi decise e comunicate delle sanzioni “eque e proporzionali” ai responsabili.

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