Ticino
Rogo di Riazzino: due tesi contrastanti
Redazione
17 anni fa
Per l'accusa è incendio colposo. Il 55enne titolare del deposito si dichiara innocente. Giovedì la sentenza

Era il 28 novembre del 2006 quando i 73mila pneumatici di una discarica abusiva di Riazzino andarono in fumo, facendo piovere sul Piano di Magadino un denso strato di polveri tossiche e danneggiando le coltivazioni. A distanza di quasi due anni, il rogo di Riazzino è oggi approdato alle assise correzionali di Locarno, presiedute dal giudice Antonio Fiscalini. Alla sbarra, come unico imputato, c’è Afonso Ndeko Kanga, 55enne cittadino svizzero, originario dell’Angola nonché titolare della discarica abusiva. Incensurato, laureato, membro di associazioni di aiuto all’integrazione. Ndeko – difeso dall’avvocato Luigi Mattei – raccoglieva copertoni usati in Ticino per spedirli in Africa, dove venivano riutilizzati. Stando ai capi d’accusa, sostenuti dal Procuratore Pubblico Luca Maghetti, l’imputato avrebbe provocato l’incendio per negligenza, accendendo e poi abbandonando un fuoco all’interno del magazzino. Le fiamme, secondo l’accusa, erano usate per scaldare le gomme, in modo da inserirle le une nelle altre perché occupassero meno spazio. L’uomo, che si è sempre proclamato innocente, nega che i fuochi servissero a questo. La perizia dell’accusa, presentata nel pomeriggio dal professor Jean-Claude Martin, dimostrerebbe che l’incendio partì da un barile, in cui bruciavano cartacce e legna. Se non serviva per scaldare le gomme, quantomeno queste si trovavano troppo vicine - ha sottolineato il procuratore pubblico - e quindi le regole di sicurezza della ditta erano insufficienti. La requisitoria degli avvocati, così come la sentenza, sono previste per domani. [email protected]

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