
Il Monte San Giorgio non smette di regalare perle del passato del nostro pianeta. Sono stati infatti ritrovati 248 insetti fossili sul sito Unesco ticinese. Dopo tre anni di scavi, sono stati rinvenuti sia gruppi di insetti d’acqua dolce, come libellule e tricotteri, sia terresti come blatte, cimici e vespe. Ed è proprio dal piccolo insetto giallonero che arriva la notizia più strabiliante: dagli scavi è emerso il fossile della più antica vespa mai esistita. “È la prima vespa che si trova al mondo, simile anche a quelle attuali”, conferma Fabio Magnani, collaboratore scientifico del Museo cantonale di storia naturale di Lugano. “Ma l’importanza non è data solo dalla vespa in sé, anche se si tratta di qualcosa che fa scalpore, bensì dalla quantità di insetti e dal periodo storico: esistono pochi siti al mondo con insetti del triassico medio, soprattutto in questa quantità”.
Una blatta
Pochi sono i siti paleontologici specializzati in fossili di insetti. Tra i ritrovamenti sul Monte San Giorgio anche una blatta, ma non come la immaginiamo noi. “È molto interessante: si tratta di un blattoideo, simile a quelle attuali, ma non uguale”, prosegue Magnani. “Si possono infatti notare un ovopositore e un’ovoteca, che le blatte attuali non hanno. Bisogna capire qual è stato il momento evolutivo in cui questi esemplari hanno perso tale parte dell’addome”.
Una fauna lontana dai riflettori
La nostra specie abita il pianeta da pochissimo tempo rispetto alla storia terreste. L’era geologica che stiamo vivendo è quella del cenozoico, ma quelle precedenti sono un collettore di esseri viventi che spaziano dal piccolo invertebrato del paleozoico al brontosauro del mesozoico. Ed è proprio di queste ultime due ere che vogliamo parlare: se il cretaceo, il giurassico e il triassico sono i periodi famosi in cui i dinosauri abitavano gli ancestrali continenti del nostro pianeta, i periodi del paleozoico regalano una fauna, in gran parte estinta, che non riceve le luci del palcoscenico come i mastodontici rettili del mesozoico. Gli insetti ritrovati sul Monte San Giorgio sono datati 239 milioni di anni fa. Si ha ora la testimonianza che alcuni di loro hanno superato l’estinzione di massa del permiano e i ricercatori hanno adesso gli strumenti per stabilire parte della loro linea evolutiva.