
"La sovraesposizione a smartphone, tablet e televisione sta causando ritardi nel linguaggio dei bambini". L'allarme è stato lanciato sulla stampa domenicale romanda da alcuni esperti del settore, secondo cui sempre più bambini di 3-4 anni "parlano molto poco o adottano un linguaggio un po' robotico, come quello che vedono nei video". Per chi lavora in questo settore "mettere un bambino piccolo davanti a uno schermo può essere dannoso, perché lo isola, ed è sbagliato pensare che impareranno il linguaggio sentendo parlare altre persone. Bisogna comunicare e scambiarsi le idee. Questa è la base del linguaggio, e uno schermo non può fornire questo: non può sostituire lo scambio tra due persone, soprattutto tra un bambino piccolo e il suo genitore". Per avere il quadro della situazione nel nostro Cantone, Ticinonews ha interpellato Nynke Zittema, presidente dell'Associazione logopedisti della Svizzera italiana.
Anche in Ticino questo genere di consulenze è aumentato?
"Sì, stiamo assistendo a un aumento delle richieste di valutazione di bambini piccoli. Questo in parte è anche dovuto alla maggiore sensibilità che si è creata negli anni intorno al tema dei disturbi del linguaggio. Al giorno d'oggi se un bambino a due anni non produce parole, oppure se a tre anni ha difficoltà a creare delle frasi corrette, viene segnalato ai logopedisti. A questi disturbi, però, notiamo che spesso si aggiungo altre difficoltà, come nell'interazione sociale, nella comunicazione, nella comprensione, e nella gestione delle proprie emozioni. Questo, probabilmente, è da ricondurre a un utilizzo precoce ed eccessivo di tablet, smartphone,..."
Come può regolarsi un genitore nel permettere al proprio figlio di utilizzare un tablet o uno smartphone?
"Noi consigliamo di evitare l'utilizzo di qualsiasi schermo nei primi tre anni di vita, quindi televisione, computer, tablet e smartphone. Se dopo i tre anni il bambino viene accompagnato nell'utilizzo di queste tecnologie non susseguono gravi danni. Il problema principale di questi apparecchi è che manca completamente l'interazione: si è passivi e isolati di fronte allo schermo. Dove non c'è interazione non c'è grado di coinvolgimento importante e quindi di apprendimento. Se vogliamo che nostro figlio impari a parlare la via da seguire è quella del gioco".
Quando si può parlare di ritardo del linguaggio in un bambino?
"Verso i sei mesi il bambino inizia a produrre dei suoni, che non sono ancora delle parole. Inizia a sperimentare con la sua bocca. Verso l'anno di vita emette le prime parole e attorno ai due anni dovrebbe avere un inventario lessicale composto da una cinquantina di termini. Non deve forzatamente pronunciarli perfettamente, però il loro significato deve essere corretto. A tre anni dovrebbe invece produrre delle frasi complete e corrette".
Che cosa comporta un ritardo nel linguaggio a breve termine?
"Più precoce è la presa a carico, prima questi disturbi vengono risolti. Il rischio è di trascinare le difficoltà linguistiche alle scuole elementari, dove rischiano di rappresentare una difficoltà per l'apprendimento scolastico".