
“Deploriamo il fatto che i Cantoni non siano stati adeguatamente coinvolti nel lavoro”. E ancora: “Pur consapevoli che il risanamento delle finanze federali sia anche nell’interesse dei Cantoni, non reputiamo che lo stesso debba avvenire trasferendo direttamente e indirettamente oneri agli stessi”. È una bocciatura su tutta la linea quella del Ticino alle misure di risparmio proposte dalla Confederazione, in consultazione fino a lunedì. Sei miliardi di tagli tra il 2027 e il 2028 su cui oggi il Consiglio di Stato prende posizione ufficialmente e che toccano i più svariati ambiti: dal sociale ai trasporti, dalla cultura al clima.
Per il Ticino un impatto diretto di 40 milioni
Elencate in una tabella, tutte le misure proposte che necessitano di una modifica legislativa vengono respinte. Ma anche altre, non presenti nel questionario, vengono criticate. In particolare, i tagli ai trasporti e alle scuole universitarie che, citiamo, “rappresentano un chiaro disimpegno della Confederazione”. La manovra al Ticino peserebbe 40 milioni da sommare ad altri 15 a carico di Usi e Supsi. Ciò che, viene spiegato nel documento, “risulta insostenibile per le nostre finanze”. Tanto più alla luce della revisione della spesa attualmente in corso e che a Palazzo delle Orsoline vede a loro volta i Comuni eufemisticamente preoccupati. Il Ticino, comunque, non è solo. Di recente, tutta la Conferenza dei governi cantonali si era detta “molto delusa”.
Gobbi: "Berna è andata lunga, deve rifare i compiti"
“Diciamo davvero 'no' a tutto perché la Confederazione, nel suo pacchetto di misure di risparmio, scarica sui Cantoni molti compiti e spese che oggi lei stessa garantisce, anche nell’interesse della coesione nazionale", commenta ai microfoni di Ticinonews il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi. "Le proposte formulate sono andate molto più in là di quella che è una sensata ripartizione”. Ma l'auspicio qual è? Che il Consiglio federale rifaccia tutto da capo? “Questo è un po’ l’invito, nel senso che non si possono semplicemente scaricare questi oneri sui Cantoni". La Confederazione "chiede sempre più prestazioni, senza però fornirci i soldi, e questo credo sia diventato ormai insostenibile”. E qualora il Governo decidesse di tirare dritto per la sua strada “dovremo lavorare sui nostri parlamentari, che sono espressione del territorio da cui provengono, quindi dei nostri concittadini che li hanno eletti”, conclude Gobbi.