
A una decina di giorni dall'ultimatum del presidente del Governo ticinese Norman Gobbi, che minacciava di chiudere definitivamente baracca (vedi articoli correlati), ieri è tornato il sereno sulla Regio Insubrica.
Non grazie all'arrivo delle quote italiane, visto che Lombardia e Piemonte non hanno ancora versato i 150mila euro che devono alla comunità di lavoro.
Ma grazie a un accordo che risolve la querelle tra province e regioni italiane sulla rappresentanza nella Regio Insubrica.
La soluzione sta nell'accontentare tutti: la modifica di statuto approvata ieri all'unanimità dal Consiglio direttivo, riunitosi nella sede di Mezzana, concede infatti la rappresentanza alle due regioni, senza però escludere le province. Lombardia e Piemonte avranno il ruolo di indirizzo, insieme al Consiglio di Stato del Canton Ticino, mentre le province saranno chiamate ad attuare le scelte che saranno fatte in futuro.
Il segretario della comunità di lavoro, Giampiero Gianella, ha espresso soddisfazione sulle pagine de La Regione. "Se, come sembra, Regioni e Consiglio di Stato approveranno il nuovo statuto, a fine novembre ci sarà un'assemblea generale straordinaria" dichiara il cancelliere.
Anche Norman Gobbi, raggiunto da Radio 3i, si è detto soddisfatto per l'accordo, ma ha sottolineato che "il rischio di fallimento non è ancora scongiurato finché le quote non saranno pagate".
Ieri a Mezzana si è parlato anche di progetti concreti. Come quello del concorso sui 20 anni della Regio Insubrica, che vuole coinvolgere gli studenti delle scuole medie superiori e professionali nella realizzazione di documentazione sulla comunità di lavoro, o quello della presentazione di uno studio dell'Università di San Gallo sulla navigazione nelle acque internazionali del Lago Maggiore e del Lago di Lugano, che verrà presentato il prossimo 9 novembre nella sede della Regio.
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