
Arash aveva vent'anni. È fuggito dall'Afghanistan ancora minorenne e nell'autunno del 2019 era arrivato in Svizzera. Lui martedì ha deciso di scrivere fine alla sua ancora giovane vita impiccandosi nella sua stanza del centro per richiedenti l'asilo di Cadro, dove si trovava da un anno. Un gesto estremo portato alla luce dall'avvocata specialista in diritto della Migrazione Immacolata Iglio Rezzonico, la quale sul blog di Naufraghi non ha risparmiato le critiche al sistema di accoglienza rossocrociato. "Era un ragazzo che per la sua età aveva già dovuto vivere esperienze che nemmeno noi adulti occidentali ci sogneremmo di vivere. Era fuggito perché ancora sperava di poter cambiare la sua vita, di renderla migliore, di viverla in modo sereno e spensierato come dovrebbe essere quelle di tutti, soprattutto di chi ha vent'anni. Arash aveva solo voglia di vivere, ma la sua storia e la non accoglienza umana in Svizzera lo hanno portato a scegliere altro". La critica è quella che "nessuno percorso di reale presa a carico, di socializzazione, di relazione umana e affettiva è stato intrapreso".
"Un evento drammatico che non dovrebbe accadere"
Il dramma, come detto, si è consumato al Centro di Cadro. Una struttura gestita su mandato cantonale dalla Croce Rossa Svizzera sezione Sottoceneri. "Sicuramente siamo affranti per questo drammatico evento", ha spiegato a Ticinonews la direttrice Debora Banchini Fresini. "Sono situazione che non si vorrebbero mai dover affrontare. Nel caso specifico, proprio nel rispetto della persona che è deceduta, dei suoi conoscenti e dei suoi famigliari, non vogliamo dare più dettagli anche perché le autorità stanno effettuando i dovuti accertamenti". Per quanto riguarda le polemiche, Banchini Fresini afferma che "vanno lasciate a chi decide di farle. Trovo che sia un episodio drammatico, soprattutto quando ci si trova di fronte a queste situazioni. Possiamo dire che, come giusto che sia, tutte le persone che vengono accolte nei nostri centri vengono prese a carico da personale qualificato a livello sociale, sanitario e psicologico. Purtroppo sappiamo che molti richiedenti l'asilo che arrivo da noi, proprio per il loro trascorso, hanno delle importanti delle fragilità. Il nostro compito è quello di creare una rete di supporto affinché le persone siano preso a carico e possano essere sostenute in queste situazione di difficoltà. Purtroppo non dovrebbe accadere, ma a volte succedono questi eventi drammatici", ha concluso la direttrice.