
È un dossier incagliato da molto tempo quello delle Autorità regionali di protezione (ARP), ma qualcosa sembra finalmente muoversi. Dopo un primo incontro con la Commissione giustizia e diritti da parte del consigliere di Stato Claudio Zali, il tema è stato definito come prioritario e approfondito questa mattina con il direttore del Dipartimento.
Tre nodi principali
Tre i nodi principali ancora da sciogliere: il finanziamento, il futuro degli attuali dipendenti e l’organizzazione dei servizi d’appoggio. A far più rumore è la questione del finanziamento, per i costi che ricadrebbero sui Comuni. Proprio su questo punto arriva la proposta della Commissione, spiegata dal presidente Alessandro Mazzoleni: “Per sciogliere i nodi proponiamo una soluzione transitoria, quella di lasciare per il momento un finanziamento condiviso tra Cantone e Comuni affinché questo progetto così importante prenda luce, con l’invito però al Consiglio di Stato, entro qualche anno, di chiarirsi con i Comuni e di andare a verificare altre forme di compensazione che possono essere estrapolate, ad esempio, da Ticino2020 a favore dei Comuni”.
Uno spiraglio ma non senza dubbi
Una soluzione che apre uno spiraglio, ma che non convince del tutto il sindaco di Bellinzona, Mario Branda: "Mi sembra vada nella direzione opposta al principio 'di chi decide paga'. Inoltre, l'esperienza ci insegna che negli ultimi anni c'è stato un sistematico scaricamento di costi e oneri sui comuni". Motivo per cui, fa sapere Branda, come poli urbani stiamo elaborando una proposta concernente il finanziamento delle ARP che presenteremo al Consiglio di Stato. Ma sui dettagli, per ora, le bocche rimangono cucite.
Prossimi passi
La volontà di far avanzare la riforma, dunque, non manca. Lo stesso direttore Claudio Zali sottoporrà la questione al Consiglio di Stato la settimana prossima. Ma le tempistiche restano lunghe: servirà ancora più di un anno prima che il progetto possa concretizzarsi.