
Anche in Ticino c’è chi non vuole che il servizio civile diventi meno attrattivo. Recentemente, le Camere Federali hanno approvato alcune misure che intendono ridurre il numero di persone che lasciano il servizio militare per passare a quello civile per ovviare alla carenza di soldati nell’esercito. Contro questa riforma è stato lanciato un referendum, ora sostenuto da un comitato ticinese. “Noi non siamo contro il mantenimento degli effettivi dell’esercito", dichiara Zeno Casella, membro di comitato della Federazione svizzera del servizio civile. Tuttavia, a sua opinione, "questi effettivi (a differenza di ciò che spesso si dice) sono già garantiti. Non è attraverso misure punitive a danno dei civilisti che si potrà migliorare la situazione”. La conseguenza, continua Casella, sarà invece "un aumento delle esenzioni mediche”.
Un duro colpo per il settore sociale
I provvedimenti sono sei in totale. Ad esempio è previsto che, dopo la scuola reclute, si dovranno prestare almeno 150 giorni di servizio civile. O ancora, che non potranno accedere a quest’ultimo i membri dell’esercito che hanno già assolto tutti i giorni di servizio obbligatori. Ma meno ammissioni rappresentano un duro colpo per realtà come Casa Marta, che ospita persone in difficoltà e senza alloggio. Secondo il direttore Giordano Cusini, il settore sociale in generale è già stato colpito da tagli e ha sempre meno risorse. I civilisti, in questo senso, "permettono di portare a termine un intervento a favore di tutti. Senza di loro questo non sarebbe possibile", dice Cusini. Le misure dovrebbero far scendere le ammissioni annuali da 6'600 a 4mila. Per il direttore di Casa Marta, “parlare di variazioni, in termini quantitativi o qualitativi, all’interno dei centri d’impiego vuol dire inevitabilmente influire sulla qualità e il benessere della comunità”.
Conflitto di coscienza anche durante il servizio
Il Consiglio federale sostiene che con la modifica di legge si freneranno le domande motivate da ragioni diverse dal conflitto di coscienza. Ma secondo Casella, spesso succede che si maturi tale conflitto durante il servizio militare perché alcune persone si rendono conto "di non essere nel posto giusto e che le attività svolte, la disciplina e le finalità dell’esercito non corrispondono al loro ordine di valori”. Si tratta di persone che “devono avere tutto il diritto di svolgere un servizio alternativo a favore della comunità”. I referendisti dovranno ora raccogliere le 50mila firme necessarie.
