Ticino
“Ridurre la quarantena comporta rischi”
Redazione
2 anni fa
Il direttore dell’epatocentro Andreas Cerny è scettico rispetto alla volontà politica di trattare il Covid come un’influenza e di accorciare la quarantena

C’è chi in Europa sta pensando di trattare il Covid come una semplice influenza: è il caso della Spagna, dove il primo ministro Pedro Sanchez ha detto di avere le condizioni per aprire il dibattito a livello europeo “e valutare l’evoluzione di questa malattia con parametri diversi da quelli che abbiamo usato fino ad ora”. Insomma, la situazione è molto simile in tutto il Vecchio Continente: tanti positivi, è vero, ma con una certa stabilizzazione nei ricoveri rispetto alla situazione con Delta (quando ancora, tra l’altro, la campagna vaccinale non era propriamente iniziata ovunque). Ma non solo. A livello federale si sta spingendo per ridurre la quarantena da sette a cinque giorni. Una strategia quest’ultima che potrebbe evitare grossi danni a livello economico, forse, ma che resta a livello epidemiologico ancora da valutare. Nonostante i dubbi, sembra che il Consiglio federale – che si riunirà oggi dopo il periodo festivo – sia propenso per questa scelta. Stando ai giornali d’Oltralpe Ueli Maurer e Alain Berset sono favorevoli alla riduzione. Ad ogni modo in Ticino i medici parlano di un azzardo e invitano alla prudenza. Dello stesso avviso è il direttore dell’Epatocentro Ticino Andreas Cerny che intervenuto a Ticinonews ha espresso dubbi.

Il coronavirus è diventato un’influenza. Condivide questa lettura?
“È un po’ esagerato. I dati che abbiamo provengono dal Sud Africa dove si è visto che c’è una probabilità minore di un’ospedalizzazione dopo un’infezione. Sono comunque pochi dati e per questo motivo è precoce dire che Omicron sia come l’influenza normale”.

In Ticino i numeri dei ricoverati sembrano essere stabili ma i medici sono allarmati. Perché?
“C’è sempre il solito ritardo dei positivi, chi è risultato positivo oggi potrebbe essere un ospedalizzazione fra 10 giorni e per questo non possiamo essere tranquilli”.

Se tra dieci giorni siamo ancora in questa situazione significa che il virus si sta attutendo?
“Dobbiamo aspettare i dati. Abbiamo una forte pressione sui sistemi sanitari, in questo momento gli ospedali in Svizzera sono molto occupati a causa del Covid e c’è il rischio che aumenti la pressione”.

La variante Omicron ha tendenze meno violente di Delta. Ma Delta c’è ancora?
“Viene sostituita da omicron con una velocità impressionate che è più infettivo di Delta”.

Dal suo punto di vista come ne esce la Svizzera? Come ci stiamo comportando?
“Abbiamo un regime poco restrittivo, i correttivi fatti in Ticino son adeguati, dobbiamo vedere l’impatto ora delle feste di capodanno e della riapertura delle scuole per valutare la situazione”.

Oggi il Consiglio federale si riunirà per capire quale strada prendere e si parlare di accorciare il tempo di quarantena?
“C’è forte pressione per accorciare la durata della quarantena, il fatto sta che una persona positiva al Covid comincia a essere infettiva 48h prima e produce un virus contagioso più o meno per 10 giorni. Abbiamo inizialmente avuto una quarantena di 14 giorni, ridotta a 10 per le persone senza sintomi ma spingersi oltre significa prendere certi rischi. In ogni caso, per evitare troppi rischi bisognerebbe fare un test PCR prima di uscire dalla quarantena”.

Gli esperti dicono però che l’incubazione è minore con Omicron, non è d’accordo?
“Non abbiamo ancora dei buoni dati sull’infettività di una persona con Omicron, i calcoli vengono fatti su persone con varianti precedenti”.

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