
“Ci sono dei ragazzi che si presentano il mattino sul banco di scuola in visibile stato di sonno, ricercano questa necessità di dormire qualche ora in più poiché la sera sono stati in piedi a giocare”, ha dichiarato a Teleticino il direttore della Scuola media di Morbio Inferiore Gabriele Magnone. Nella scuola momò il 96% degli allievi possiede un cellulare, così il confine tra uso e abuso è diventato parecchio sottile. “È un po’ lo specchio della società, quindi come scuola dobbiamo fronteggiare gli inevitabili problemi che si vengono con questi dispositivi e con la tecnologia in generale”, continua il direttore. “Senza la collaborazione da parte delle famiglie un discorso di uso consapevole è difficile da realizzare”.
“Il problema non origina dalla tecnologia in sé, ma dall’abuso che ne viene fatto. Spesso videogiochi, telefonini e computer vengono usati come parcheggi dai genitori”, Gabriele Barone, CEO di Psytech, un’azienda che cerca di spingere giovani e giovanissimi verso il gioco consapevole e che ha già portato in alcuni istituti scolastici ticinesi lezioni o interi corsi. Ma oltre a spiegare ai figli come approcciarsi al gioco senza abusarne, anche per i genitori ci sono consigli utili: “Prima di tutto bisogna informarsi su quelli che sono gli interessi dei propri figli. Se io acquisto un videogioco non esiste che io non sappia cosa contiene, è proprio così che poi un bambino di sei o sette anni può venire in contatto con contenuti per maggiorenni”, spiega Barone. Il secondo consiglio, invece, è quello di non demonizzare o vietare: “È impensabile tagliare fuori i ragazzi nel 2020 da quello che è l’utilizzo tecnologico. Ma bisogna concedere con una strategia progressiva, tutelandosi rispetto a un eccessivo utilizzo e poi lasciare più libertà quando i bambini mostrano un senso di responsabilità”.
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