Ticino
"Raccomando l'uso della mascherina in luoghi pubblici"
"Raccomando l'uso della mascherina in luoghi pubblici"
"Raccomando l'uso della mascherina in luoghi pubblici"
Redazione
5 anni fa
Lo ha dichiarato Paolo Ferrari, capo area medica dell'EOC, dopo aver commentato i primi dati del test sierologico sul personale sanitario

Oggi sono stati pubblicati i primi risultati del test partito lo scorso 16 aprile in Ticino per esaminare, su base volontaria, il personale sanitario in quanto potenzialmente maggiormente esposto al coronavirus. L'obiettivo del test è di rivelare la presenza di anticorpi che dimostrino un possibile contatto avvenuto con questo coronavirus. Paolo Ferrari, capo area medica dell'EOC, ha spiegato al TgSpeciale di Teleticino i dettagli del test, dando alcune indicazioni sull'utilizzo delle mascherine. 

Che cosa è stato questo test? L’obiettivo?“Non è il test usuale di sierologia per vedere quanto si è ammalata la popolazione di una malattia. Questo test lo abbiamo fatto in un gruppo della popolazione ben definito: i collaboratori che lavorano in ospedale. L’adesione è stata impressionante, dopo un mese abbiamo completato i risultati con 4'728 collaboratori. Il fatto che un collaboratore su dieci risulta positivo è un fatto molto importante, non tanto perché dice che in ospedale ci si infetta ma probabilmente perché la maggior parte è stata infettata all’esterno. L’uso di mascherine, la disinfestazione delle mani è una pratica usata negli ospedali e quindi la probabilità di contagiarsi non è superiore a quella di contagiarsi nella comunità”.

Un aspetto riguarda la questione degli asintomatici. Il test ha mostrato questi anticorpi, quanti hanno avuto i sintomi?“I dati li abbiamo, ma non abbiamo avuto l’opportunità di analizzarli in modo granulare. Noi abbiamo due tipi di dati: da una parte abbiamo quelli della sierologia dove ogni collaboratore doveva riempire un questionario in cui si chiedevano sintomi specifici che avrebbero potuto suggerire esposizione al Covid, dall’altra parte abbiamo eseguito dei tamponi. 600 dei collabori dell’EOC 178 sono risultati positivi e molti di loro l’hanno preso in ospedale, o per lo meno i suppone che lo abbiano acquisito in ospedale. Poi, una grossa fetta aveva il tampone negativo e di queste sarebbe interessante sapere quanti di questi, malgrado il tampone negativo, hanno sviluppato gli anticorpi”. “Per quanto riguarda gli asintomatici. Effettivamente lo sappiamo già da altre fonti: ci sono delle persone che prendono questo Covid, si infettano ma non sviluppano sintomi. Questo test ci permetterà di incrociare i dati dell’analisi con questi questionari per capire se ci sono state molte persone contagiate e quante di queste hanno avuto una risposta immunitaria ma non hanno mai sviluppato sintomi”.

Qualcuno il virus lo ha preso in ospedale. Alla luce di questa considerazione, si potranno inserire dei sistemi per proteggere ulteriormente il personale?“Il rischio zero non esiste mai, se noi guardiamo il numero di collaboratori all’Ente, di alcuni siamo certi che il virus sia stato preso al di fuori. Sappiamo benissimo che soprattutto quelli che lavoravano al fronte, come all’Ospedale di Locarno, avevano delle precauzioni molto sofisticate per evitare il contagio. Di quei 120 che abbiamo attribuito la fonte dell’infezione all’interno dell’ospedale, meno della metà, si suppone, è successo in ospedale. Questo naturalmente ci porta a riflettere e a enfatizzare l’importanza della protezione, della disinfezione delle mani e della mascherina soprattutto quando si è a rischio di contagio”.

Una buona parte si è infettata all’esterno delle strutture sanitarie, il test che sta per partire sulle 1'500 persone ci sarà una percentuale simile?“È sempre difficile fare previsioni, un test simile è stata fatta dal Canton Ginevra, dove nella popolazione all’esterno dell’ospedale era stata trovata una prevalenza del 5,5%. Tra i nostri collaboratori abbiamo il 10%, il Ticino comunque ha colpito il nostro Cantone più di altri Cantoni. In termini di prevalenza dei tamponi siamo al livello di Ginevra ma sappiamo che se avessimo fatto più tamponi di quelli che abbiamo fatto, il numero sarebbe stato più alto. Non sarei sorpreso se anche nella popolazione che non è stata in un ambito ospedaliero, dove c’erano alcuni malati in più che potevano contagiare, non sarà molto differente dai dati che abbiamo delle analisi tra i collaboratori dell’Ente Ospedaliero”.

Una delle strategie è il testare, il tracciare e l’isolare i casi. Ma ci si scontra con un elemento concreto di praticità. “L’idea test-tracciamento-seguire presuppone un enorme sforzo. Quando si trova una persona positiva bisogna cercare di tracciare con chi questa persone è stata in contatto. Se la persona conosce l’individuo è un conto ma se questa persona è stata al supermercato il giorno prima a una distanza non sicura con altre persone, sarà impossibile identificarle. Ma è proprio l’idea di fare dei test regolari in persone asintomatiche di poi tracciare i contatti delle persone che risultano positive per evitare che poi ci sia una diffusione troppo rapida del virus tra coloro che non sono immuni”.

Mascherine. Un tema delicato, la politica della Svizzera è di lasciare all’individuo la libertà. Da esperto, qual è il suo punto di vista?“Sicuramente, chi ha sintomi deve assolutamente portare la mascherina e dovrebbe anche evitare di uscire troppo e di venire in contatto con altre persone. Portare la mascherina in luoghi pubblici è una pratica da raccomandare perché dà un elemento di protezione superiore. È importante considerare che non è la soluzione a tutto, ma permette di ridurre ulteriormente un potenziale rischio. Il contagio avviene tramite goccioline, uno può anche infettarsi toccando una superficie dove c’è stato un contagio. La mascherina introduce una barriera che impedisce di toccarsi la cavità orale”.

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