
Alla chiusura della 78a edizione del Locarno Film Festival, il comitato promotore della petizione “Locarno: don’t touch the screen” ha tracciato un primo bilancio positivo: in totale sono state raccolte 9’100 firme, un numero che supera simbolicamente la capienza di una Piazza Grande al completo. La consegna ufficiale della petizione è prevista per settembre, ma la raccolta firme continuerà anche nelle prossime settimane.
Cosa chiede la petizione
La mobilitazione nasce dalla volontà di aprire un dibattito aperto e trasparente sull’uso delle infrastrutture iconiche e degli spazi urbani che ospitano il Festival. Secondo i promotori, le strutture standard montate quest'anno “non erano all’altezza della qualità e dell’eccellenza” a cui il pubblico era abituato. L’obiettivo dichiarato è quello di favorire il ritorno, già dal 2026, delle strutture originali progettate da Livio Vacchini, tuttora conservate in un deposito cittadino.
Trovare finanziamenti per ripristinare le strutture originali
Il comitato auspica che la visibilità della petizione possa aiutare la direzione del Festival a reperire partner mirati per finanziare il ripristino delle strutture originali, ottimizzando al contempo tempi e costi di montaggio. Nei prossimi mesi è previsto un confronto con i vertici della manifestazione e con le istituzioni locali, cantonali e federali.
L'invito a condividere il proprio punto di vista
Secondo i promotori il grande sostegno alla petizione evidenzia quanto il confronto su queste tematiche sia urgente. È per questo che invitano i firmatari della petizione a inviare il loro punto di vista scrivendo sia all’indirizzo e-mail del Festival ([email protected]) sia a quello del comitato ([email protected]), in modo da garantire “la massima trasparenza nel dialogo”.
Importanti nomi tra i firmatari
Tra i primi cinquanta firmatari figurano nomi di spicco del mondo del cinema, della cultura e dell’architettura: Mario Botta, Silvio Soldini, Sergio Castellitto, Marco Tullio Giordana, Renato Berta, Villi Hermann, Michele Dell’Ambrogio, Domenico Procacci, Kasia Smutniak, oltre a diversi studiosi, storici dell’arte, economisti e architetti ticinesi e internazionali.