
Nell’Alta Valmaggia la ristorazione è particolarmente colpita, e non solo principalmente dal maltempo, ma anche dal potere d’acquisto della popolazione, che si riduce sempre di più a causa di diversi fattori. Ma c'è una buona notizia: i lavori per la costruzione del ponte provvisorio di Visletto procedono a passo spedito. Ci siamo quindi recati sul posto, dove a grande sorpresa abbiamo potuto vedere con i nostri occhi la velocità con cui sono avanti i lavori. In poco tempo, dove c’era l’argine del fiume – un’area golenale - è stata costruita una strada. Un raccordo per permettere la posa del ponte provvisorio per cercare di tornare ad una certa normalità, che oggi era già percepibile dalla lunga fila di auto in attesa di attraversare la pista ciclopedonale, fortunatamente resa transitabile. La posa dovrebbe quindi accelerare i lavori, che si spera possano risollevare la ristorazione in Valle, che ad oggi di turisti non ne ha praticamente ancora visti.
Da un turismo quasi di mass alla desolazione
Da Visletto ci siamo spostai quindi in località di Bignasco, dove sono parecchie le strutture chiuse. Parlando con alcuni ristoratori ci è stato detto che non arrivano né merci né personale, con perdite davvero ingenti. L’iniziativa di GastroTicino è quindi vista di buon’occhio in un periodo come questo. Da Bignasco ci siamo poi spostai a Brontallo, una frazione del comune che non è stata colpita dal maltempo e dove si trova un'osteria. Si tratta dell'unica osteria del villaggio, che al momento accoglie solo gli abitanti del posto e i volontari che sono venuti qui a dare una mano. Lì abbiamo incontrato Giorgio Pedroni, un abitante del villaggio, che ci ha detto che al di là del turismo l'osteria è anche un luogo di ritrovo sociale in Alta Valmaggia. Ogni aiuto è quindi ben accetto perché sarebbe peccato vedere la fine di queste realtà. “La situazione che sta vivendo la ristorazione è normale in un periodo come questo: guardando il parcheggio, sia la mattina che la sera, ci sono davvero pochi veicoli a causa del crollo del ponte di Visletto, che ad oggi è limitato. Il calo dell’affluenza si vede, non arrivano nemmeno più i turisti con l’autopostale che facevano il giro del paese”. Gli altri anni, ci dice Pedroni, i mesi di luglio e agosto erano mesi di punta, con molta gente nella località. Come detto, GastroTicino ha lanciato l’appello per focalizzarsi su quello che è la ristorazione, sui suoi problemi. Cosa ne pensa di questa iniziativa? “Per me servirà, sistemerà le cose. Adesso devono iniziare a sistemare le vie di comunicazione, dopodiché non ci resta che sperare perché abbiamo davvero bisogno del turismo. Questo posto offre una terrazza splendida e noi siamo pronti per accogliere gli avventori”. L’osteria è anche un ritrovo, il fulcro della vita sociale, un luogo che anche fuori stagione scalda gli animi con la sua luce. “Noi non perdiamo il sorriso, la voglia di continuare e stare insieme c’è e non possiamo dire basta”.
2 anni di ponte provvisorio a Visletto
L'importanza che hanno queste strutture da un punto di vista turistico, economico - ma anche sociale - è ormai evidente. Tornando al ponte di Visletto, oggi c'è stata la consegna tra il cantone e l'esercito. Fino ad oggi, il cantone ha provveduto alla realizzazione dei raccordi, mentre nei prossimi giorni i militi poseranno le strutture in ferro. Con una lunghezza di 60 metri, il ponte provvisorio durerà almeno due anni, il più lungo della Svizzera. Noi di tutto questo ne abbiamo parlato con Diego Rodoni, direttore della divisione delle costruzioni. “Questa fase di preparazione delle spalle e degli accordi per il ponte militare è terminata, stasera cediamo l'area di cantiere ai militari che inizieranno la posa del ponte provvisorio”. Lavori, come ribadito più volte, svolti in tempi record. Ma come è stato possibile? “In pratica abbiamo dovuto creare da zero tutto il tracciato, le nuove fondazioni e le nuove spalle. Il tutto in 10-15 giorni. Abbiamo quindi creato una nuova strada per permettere di transitare sul ponte militare per i prossimi anni”. I militari – ci spiega Rodoni - poseranno il ponte, “e una volta che avranno terminato la posa noi andremo a pavimentare i raccordi. Dopodiché, si potrà circolare in maniera regolata da semafori sul ponte, che avrà una capacità di 32 tonnellate. E come detto prevediamo che questo resti in opera per 2 anni.
Le ipotesi poi scartate
Ma come mai si è deciso per questa soluzione? Scartando quindi l'ipotesi di costruire il ponte provvisorio sul ponte vecchio? “L'ipotesi iniziale era quella di poter sfruttare quello che era rimasto non danneggiato dall'alluvione, purtroppo una volta che è scesa l'acqua abbiamo potuto ispezionare le fondazioni e fare le verifiche non avevamo una garanzia strutturale che il ponte provvisorio potesse poggiare su quanto rimasto. Di conseguenza abbiamo dovuto trovare una soluzione alternativa più a nord del ponte collassato”. Fra le problematiche e le difficoltà maggiori c’è stata la tempistica. “Dovevamo fare il più in fretta possibile e per fare i progetti abbiamo lavorato non stop sabato, domenica e durante la notte”. Un altro grosso problema riguardava il sottosuolo per realizzare i pali di fondazione, “dove non sapevamo cosa avremmo trovato. Queste erano le due grosse incognite che con un po' di fortuna siamo riusciti a superare”.
Una sola corsia, ma non è questione di sicurezza
Il ponte sarà ad una corsia, ma per motivi di sicurezza? “No, sarà una corsia perché il ponte militare è ad una corsia e questo è il più lungo a disposizione in Svizzera quindi siamo molto fortunati”. Una soluzione provvisoria, ma c'è già sul tavolo un'idea di come sarà la soluzione definitiva o è qualcosa che si vedrà man mano? “Il provvisorio è molto sicuro e rimarrà in opera e in totale sicurezza per un paio di anni. Nel frattempo, stiamo cercando di capire cosa fare per la soluzione definitiva, non solo a livello di ponte ma anche stradale, quindi capire quale sarà la miglior soluzione e dove andrà collocato il futuro ponte”. Al vecchio ponte si è ancora al lavoro. “Stiamo cercando di mettere in sicurezza le spalle del vecchio ponte per evitare ulteriori crolli e poi una volta che potremmo circolare sul nuovo ponte si passerà alla fase di demolizione”, ha concluso Rodoni.