
"Stavamo cenando in terrazza come altri inquilini del palazzo. Inizialmente ho visto quattro animali, pensavo cani, che correvano lungo il campo. Poi mi sono accorta che erano cinghiali. Subito ho sentito un forte sparo che mi ha molto spaventata, seguito da un secondo. Qui si è sentito l'animale fare versi, essendo stato probabilmente colpito. In seguito sono stati sparati altri due colpi". L'episodio di caccia che ci segnala una lettrice non è avvenuto in montagna, ma a Comano, lunedì sera, sul prato fra Via Cureglia e Via Cantonale, nei pressi della sede della Rsi. La nostra interlocutrice risiede sul limitare della radura. "Ho chiamato l'Ufficio caccia e pesca e mi dicono che lì la caccia è permessa, ma in quel campo spesso di giorno e di sera passeggiano le persone con i propri cani! Devono cacciare proprio lì?" Gli spari sul prato nei pressi delle abitazioni hanno attirato diverse persone del vicinato, preoccupate di capire cosa fosse successo.

La distanza e il "parapalle"
Secondo la signora che ci ha contattato, nel bosco accanto al prato dove correvano i cinghiali è presente una postazione per la caccia. "Effettivamente su quel prato la caccia è consentita, purché siano rispettati i 50 metri di distanza dalle abitazioni previsti dalla legge e le regole di sicurezza", ci conferma il capo Ufficio caccia e pesca Tiziano Putelli. "In passato la distanza era fissata a 200 metri, ma questo aveva precluso diverse zone alla caccia, con le conseguenti lamentele di chi ne subiva danno. Per permettere la pratica venatoria nella maniera più efficace è stato così successivamente deciso di ridurre la distanza minima da rispettare a 50 metri". Per potere sparare, tuttavia, la distanza non è l'unico elemento da considerare: "Il cacciatore deve essere responsabile e rispettare tutti i principi di sicurezza, tra i quali l’essere sicuri del proprio obiettivo". Il cacciatore deve quindi valutare più aspetti, assicurandosi di non mettere in pericolo terzi e di avere visionato cosa si trova sulla linea di tiro. Inoltre, lo sguardo deve essere portato all'ambiente attorno all'animale, assicurandosi dell'esistenza di un "parapalle" efficace, ovvero di un terreno dietro all'animale dove possa finire il colpo in caso di obiettivo mancato (principio quest'ultimo, in base al racconto della testimone, che sembra essere stato rispettato a Comano, avendo i cacciatori sparato dall'alto della postazione verso il basso). Attenzione al rischio di rimbalzi, però.
La procedura
"In linea di massima - spiega Putelli - per stabilire se un'infrazione ai disposti di Legge in materia di caccia è stata compiuta, occorre ricostruire le dinamiche dell’accaduto e quindi conoscere il punto esatto da dove si è sparato, la traiettoria e il punto di arrivo del proiettile. L’identificazione del cacciatore è quindi decisiva. Eventualmente si può risalire al punto d’impatto dello sparo dalla presenza di sangue dell'animale sul terreno". Le richieste dei cittadini all'Ufficio caccia e pesca sulla legittimità degli spari in una determinata area comunque non mancano. "Caso per caso, facciamo intervenire i nostri guardacaccia per stabilire se sia stata commessa un'infrazione", precisa Putelli. "Se però il cittadino ritiene che la sua vita sia stata messa in pericolo da un'azione di caccia, deve contattare la Polizia cantonale".
Polizia intervenuta
Lunedì sera sul posto sono intervenute due pattuglie della Polizia. Non è però dato sapere se siano state rilevate infrazioni.