
“Ho venduto scarpe da 2’800 franchi. Qui in Ticino è difficile andare oltre questa soglia, comunque alta. Altrove però le cifre possono arrivare anche a 20’000 franchi per commissioni particolari”.
È pieno di sorprese il mondo della rivendita di scarpe, specialmente delle edizioni limitate. Quello delle sneakers è un business in piena crescita. Lo dimostra per esempio il sito di riferimento per chi rivende, quotato in borsa: nel 2020, il suo valore era di ben 2,8 miliardi di dollari. Alessandro Villa, proprietario di un negozio di rivendita di scarpe a Lugano, spiega a Ticinonews che molti consumatori tengono da parte le scarpe nuove acquistate “in previsione di una loro crescita di prezzo. Noi non facciamo altro che comprare scarpe da privati che hanno investito sul prodotto come se fosse un’azione, un orologio di lusso o un quadro. A un certo punto, vogliono monetizzare l’investimento rivendendo. Siamo un po’ il banco dei pegni del settore”.
Più di un Picasso
I prezzi che si raggiungono nel negozio di Alessandro Villa, tuttavia, impallidiscono di fronte alle cifre che si arrivano a sborsare presso le grandi case d’asta internazionali, quelle – per intenderci – di cui sentiamo sempre il nome quando viene battuto un dipinto di Van Gogh o una statua di Giacometti. “Se siete sorpresi da questi prezzi, andate a vedere un’asta da Sotheby’s o da Christie’s”, invita Alessandro. “Lì sono vendute scarpe per milioni di dollari, più di un Picasso. Importa solo quanto la gente è disposta a pagare”.
Domanda e offerta
Già, perché a dominare è la legge della domanda e dell’offerta: “I fabbricanti sanno che facendo uscire un modello in 20’000 pezzi, di fronte a una domanda di 200’000 pezzi, il prezzo esploderà, adattandosi al mercato. Nel settore orologiero succede da anni. In ogni caso, le persone che acquistano queste scarpe lo fanno solo per lucrarci, senza indossarle mai. Per tanti non è più così folle spendere così tanto per una scarpa perché l’investimento lo giustifica. Alla fine, dipende tutto dal numero di pezzi in circolazione e dalla disponibilità di spesa degli investitori. Domanda e offerta”, conclude Alessandro.
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