Ticino
Quando Botta disse di no a Bill Gates
Redazione
15 anni fa
Nel 1989 l'architetto rifiutò la costruzione di una villa. Era la futura casa di Gates, ma a quel tempo non era così famoso...

Quando Mario Botta disse di no a Bill Gates. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera e ripresa oggi dal Corriere del Ticino, l’architetto ticinese racconta quando nel 1989 rifiutò un progetto per costruire una villa ipertecnologica a Medina, vicino a Seattle. “Il 5 luglio 1989 – spiega Mario Botta - ricevo una lettera d'invito dal signor Michael O. Doss, la conservo ancora”. E nella lettera, scritta a macchina, compare il nome di Bill Gates, fondatore della Microsoft. Ma quel nome alla fine degli anni Ottanta è ancora quello di un signor nessuno. “Due anni prima – prosegue l’architetto spiegando l’accaduto -, dopo una mostra al Moma di New York, cominciavano a conoscermi in America. E mi avevano invitato a realizzare a Gloucester, nel Massachusetts, una casa familiare in legno. Finito il progetto, avevo rinunciato: a quel tempo era impossibile seguire i lavori come io li esigevo al di là dell' oceano. Così, due anni più tardi, ricevendo l'invito dal signor Bill Gates per una casa unifamiliare, penso che il santo non valga la candela. Rispondo: grazie, sono lusingato, è vero che in Europa ho costruito tante piccolissime case economiche e lo farei volentieri anche in America, però una semplice abitazione unifamiliare non regge l' economia del lavoro. Chiusa la vicenda, più tardi vengo a sapere che quella "casetta" di fatto era una reggia”. Reggia dal valore compreso tra i 50 e i 150 milioni di euro, scavata nel fianco di una collina, circondata da un parco di 4000 metri quadrati. Ma la villa, sontuosa esternamente, è un’apoteosi di ingegno tecnologico al suo interno. Le luci si accendono all' arrivo del padrone, la musica esce da microfoni nascosti mentre ci si sposta di stanza in stanza, ci sono tastiere portatili per controllare tv, temperatura e luci – che sono programmate per crescere o spegnersi secondo l'ora -. Ma non è ancora finita qua, perché se qualcuno viene ammesso nella reggia di Gates, viene munito di microchip già impostato secondo i suoi gusti. Il motivo? Sentirsi meglio che a casa. La super villa, poi progettata dall’architetto Cuttler, ha pure un’immensa libreria con il leonardesco Codice Hammer. Insomma, un tripudio di tecnologia e di arte… a tutti i livelli. “Io mi considero figlio delle avanguardie del XX secolo, la mia fortuna è venuta dalle case economiche unifamiliari degli anni ' 60-80, che costavano duecentomila euro: eppure ogni volta sento di dovermi misurare con il nuovo, lo sconosciuto”, spiega ancora Botta. E termina: “Mi piace fare, insomma, quello che non so ancora fare. Così sono tornato in America, poco dopo la vicenda di Bill Gates, per costruire il museo di San Francisco. Ho imparato che ogni nuovo progetto è un enigma e una scommessa. Forse dietro a quell'invito mancato di Bill Gates si nascondeva la mano del destino, per insegnarmi l'umiltà”.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata