
La ristorazione non è più quella di una volta – e non per nostalgia. Nel Mendrisiotto, tra chiusure storiche e cambi di gestione, il settore vive un momento delicato. Basti pensare al punto di riferimento per intere generazioni, il ristorante ‘Le Fontanelle’ di Genestrerio che lo scorso febbraio ha chiuso. E tra poco anche Antonio Cavadini – figura storica della gastronomia momò– lascerà i fornelli. E la più recente notizia che il Grotto Bundi di Mendrisio cerca un nuovo gestore. Passaggi di consegna per alcuni ma i numeri parlano chiaro, negli anni gli esercizi sono diminuiti e continuano a farlo. Il presidente di GastroMendrisiotto Mamo Quadranti fa chiarezza: "Tendenzialmente sta diminuendo in maniera accelerata e a differenza degli anni d’oro, ci sono locali che chiudono e non riaprono più. La ristorazione nel Mendrisiotto sta soffrendo: le cause sono riconducibili agli aumenti dei prezzi, anche del gas e della luce. Inoltre, le persone escono meno a cena. Il Mendrisiotto è poi confrontato con la concorrenza spietata della vicina Italia", dichiara Quadranti.
Il problema del sushi e del turismo
E una concorrenza abbastanza spietata, non certo nuova, ma che nel tempo si è radicata, è il boom del sushi che sembra inarrestabile: "20 anni fa il sushi non esisteva e adesso è una realtà consolidata anche da noi. È una moda che a tanta gente piace e porta via clienti", sostiene il Presidente di GastroMendrisiotto. Non mancano, aggiunge sempre Quadranti, i ristoranti attrattivi e che si rinnovano ma rispetto alle altre regioni del Cantone anche il turismo, in parte, sembra remare contro: "Nel Mendrisiotto viviamo di un turismo particolare di giornata. Chiaramente non abbiamo un turismo di massa di livello per soddisfare le esigenze dei nostri locali".
I clienti fedeli
Non esenti da difficoltà ma che reggono meglio il colpo nella regione sono i grotti, a confermarlo anche Mamo Quadranti: "Nel grotto abbiamo la clientela fidelizzata, siamo più fortunati. Facciamo anche dei piatti che a casa sono più complicati da preparare, per esempio la cazzöla o il brasato". Chi ama sedersi a tavola per gustare un piatto locale c’è ancora, ma la domanda sorge spontanea: il rischio per la regione è di avere sempre meno offerta? "È difficile invertire la tendenza, Bisogna resistere, investire tempo e passione", conclude Quadranti.