
La campanella scolastica è suonata oggi per oltre 55mila studentesse e studenti e più di 6mila docenti delle scuole pubbliche e private del Cantone. Il direttore della Divisione scuola Emanuele Berger interviene a Ticinonews Sera per commentare il nuovo inizio dell'anno scolastico. A preoccupare le ore di assenza pronunciate e l'uso della smartphone.
Le ore di assenza annue sono aumentate da 40 ad oltre 60 tra il 2021 e 2025. 'Assenteismo', però, non significa bigiare scuola?
"Giusto, sono assenze giustificate".
Avete dato una spiegazione a queste ore di assenza, come intervenite?
"Il fenomeno è preoccupante. Quello che abbiamo notato è un incremento delle assenze molto pronunciate. Ad esempio, ragazzi con più di 200 ore all’anno: è chiaro che qui c’è un disagio. Le cause possono essere tante e individuali".
La scuola ha margini per intervenire?
"La scuola sta facendo tutto il possibile monitorando la situazione. Ci siamo dati delle regole, per esempio a partire da 30 ore i servizi di sostegno, i docenti e la direzione iniziano ad interpellare e ad indagare su quello che succede".
Passiamo all’uso del telefonino a scuola. Sappiamo che ci sono delle regole. La scuola cosa fa?
"Quando parliamo di benessere digitale vedrei due aspetti: quella della dipendenza del telefonino e quella dell’utilizzo pericoloso dei social, per esempio. La scuola cerca di intervenire su questi due fronti. Ricordo che nella scuola media è da anni che abbiamo introdotto un divieto: si può portare a scuola, si spegne e lo si lascia nello zaino. Adesso stiamo riflettendo con i comuni ticinesi sull’estendere questo ‘divieto’ anche alla scuola comunale. Dobbiamo fare delle riflessioni anche sull’uso degli smartwatch. Per quanto riguarda i social, il CERD è molto attivo sul fornire indicazione sull’uso consapevole".
Altro tema: le lezioni di recupero. Il 45,8% degli allievi fa capo a lezioni private. Un numero importante, cosa significa?
"L’ultima ricerca l’abbiamo fatta 10 anni fa. In quelle nuova abbiamo ingrandito lo spettro: non solo le lezioni a pagamento, ma abbiamo aggiunto anche l’offerta che la stessa scuola fa e quello che fanno i genitori. L’insieme di questi fenomeni desta preoccupazione, perché significa che, come scuola, dovremmo fare di più e in secondo luogo crea delle disparità sociali. Per pagare delle lezioni private bisogna avere delle risorse".