Ticino
“Prima di ballare sui tavoli aspetterei”
Per il medico cantonale Giorgio Merlani è impensabile parlare di “freedom day”. Difficile dire come evolverà la situazione ma preferisce restare prudente. Sugli allentamenti: “La mascherina rimane utile”

La pandemia non è ancora finita. A ricordarlo è il medico cantonale Giorgio Merlani in una lunga intervista rilasciata ai colleghi di Ticinonews. Nonostante il picco sia passato – ha confermato – è illusorio pensare che ci sarà un cambiamento radicale da un giorno all’altro. “Prima di ballare sui tavoli aspetterei ancora un attimo”, ha sottolineato senza mezze misure Merlani. Il Consiglio federale, lo ricordiamo, mercoledì 16 febbraio annuncerà la decisione presa. Sul tavolo ci sono due varianti, tra cui la prima che prevede l’abbandono di principio di tutti i provvedimenti previsti dall’ordinanza Covid-19 appoggiata dalla quasi totalità dei cantoni.

A che punto siamo?
“Se guardiamo la media vediamo che il picco c’è stato e che stiamo scendendo in modo netto, siamo quasi a 2/3 dei dati della media del picco. È sovrapponibile a quello che vediamo negli altri Paesi, ma è sempre difficile dire cosa succederà dopo”.

Nelle prossime settimane cosa ci dobbiamo aspettare?
“Non faccio l’indovino ma sappiamo che la stagionalità è un elemento importante e l’inverno non è finito. Ora sta circolando la variante Omicron che sta creando una certa immunità nella popolazione. Potrebbe succedere che i dati diminuiscano continuamente ma quello che io intravvedo e che potrebbe succedere è che l’aumento degli incontri faranno circolare anche gli altri virus. Non bisogna dimenticare che Delta non è mai scomparsa, attualmente è stata cannibalizzata, ma non è scomparsa. Io credo che non sia finita, rimarrà una nuova stagionalità e saremo confrontati con una nuova variante”.

Cosa ne pensa del “Freedom day”?
“Come espressione sembra in contrapposizione al carcere, ed è questo il concetto sbagliato. La Svizzera a livello europeo è stato il paese che ha chiuso di meno e che ha avuto le misure meno stringenti. Inoltre, il termine non mi piace perché dà l’idea del “liberi tutti”.

In che direzione sta andando la pandemia?
“Non ho informazioni sufficienti per capire dove esattamente stiamo andando. Le ospedalizzazioni non sono ancora a zero, capisco che si voglia andare verso delle aperture ma vediamo cosa succede dopo. Io rimango dell’idea che la mascherina rimane sempre utile e che ci sono incontri che si potrebbero evitare.

C’è ancora la cesura tra vaccinati e non vaccinati negli ospedali?
“Sì, si vede in modo abbastanza chiaro. Gli ultimi dati delle terapie intensive indicano che l’80% non sono vaccinati e gli altri sono vaccinati ma troppo deboli per produrre anticorpi”.

Due anni fa in questo periodo il Covid non era ancora arrivato in Ticino
“Dal primo caso in poco dopo abbiamo avuto 350 decessi. È un dato che ha scosso la popolazione e per questo preferisco avere la prudenza e l’attenzione alle prossime settimane. È chiaro che però ora abbiamo i vaccini, le persone sono immuni e la situazione in generale comunque è diversa. Ad ogni modo, prima di ballare sui tavoli aspetterei ancora un attimo”.

Ci saranno delle misure che andranno portate avanti nel tempo?
“Credo che qualcosa resterà. È difficile quantificare e dire esattamente cosa. In futuro sarà normale che in inverno si metterà la mascherina più facilmente, spero che manterremo anche la buona abitudine di lavarci regolarmente le mani facendo attenzione alla salute di tutte quelle persone vulnerabili. Ad ogni modo è sempre fondamentale la proporzionalità e avverranno allentamenti con una certa gradualità. Non è vero che dall’oggi al domani potrà finire tutto, è un’illusione. Io comunque spero che si ritorni ad apprezzare anche il contatto sociale”.

Intervista integrale

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