Acque ticinesi
Preoccupati per i pesci alieni? "È il bue che dà del cornuto all'asino"
Immagine Ticinonews
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Redazione
2 anni fa
Laghi e fiumi ticinesi sono invasi da specie non autoctone. Lottare contro la loro diffusione è difficile, ma l'ex direttore del Museo di storia naturale invita a guardare a sfide ambientali più importanti.

Gli alieni sono stati al centro di un pomeriggio di incontri tenutosi sabato al Museo della pesca di Caslano. Non si è però parlato di omini verdi con le antennine, ma delle nuove specie che hanno conquistato i nostri laghi e i nostri fiumi e che metterebbero a rischio gli equilibri dell’ecosistema. In parole povere, "sono animali che troviamo nel nostro ambiente, ma che qui non dovrebbero essere", spiega a Ticinonews Maurizio Valente, curatore del Museo della pesca di Caslano. "Le vie attraverso le quali queste specie raggiungono il nostro territorio sono diverse. Alcuni molluschi sono arrivati da noi attaccandosi, con le loro conchiglie, a dei motoscafi che venivano spostati da un lago all'altro. Gamberi 'alieni' sono stati allevati e poi immessi nei laghi, o lì arrivati accidentalmente". Spesso, tuttavia, su come queste specie siano arrivate nei corsi e specchi d'acqua ticinesi, si possono solo avanzare ipotesi: "È possibile che i pesci di specie non autoctone siano stati pescati in laghetti di pesca sportiva, magari nella vicina Italia, e poi immessi nell'ambiente. Per altri pesci che oggi troviamo nel Ceresio, possiamo invece supporre il loro arrivo tramite la risalita della Tresa dal Verbano".

Battaglia difficile

L'ingresso di nuove specie mette sotto pressione l'ambiente, anche acquatico. "Se prendiamo il caso dei gamberi - illustra Valente - vediamo che le nuove specie hanno portato la peste del gambero, che sta sterminando la popolazione indigena di crostacei". Il margine di manovra per agire in questo senso, aggiunge il curatore del Museo di Caslano, non è granché.

"Un problemino in una catastrofe"

C'è però chi vuole relativizzare la portata della gravità dell'invasione delle nostre acque da parte dei 'pesci alieni', specialmente a fronte delle devastazioni ambientali su scala planetaria. "L'equilibrio non esiste già più!", esclama ai nostri microfoni Guido Cotti, già direttore del Museo cantonale di storia naturale. "Tutti i nostri ambienti sono distrutti. In alcuni luoghi abbiamo spazzato via fino al 70% della biodiversità. E noi ci preoccupiamo di un pesce?". La domanda retorica esprime l'amarezza di Cotti. "L'uomo, che ha sconvolto il clima, ridotto la biodiversità, stravolto la distribuzione della vegetazione in tutto il mondo, non può certo preoccuparsi per l'invasione di un insetto o di una pianta. È il bue che dà del cornuto all'asino". L'arrivo di nuove specie sul nostro territorio, per l'ex direttore del Museo di storia naturale, "è un problemino nel bel mezzo di una catastrofe. Vogliamo sfuggire a un bombardamento e ci preoccupiamo di dove abbiamo lasciato un fazzoletto".