
Il 25 aprile 2015 un terremoto di magnitudo 7,8 scuoteva il Nepal. I danni materiali e le perdite umane furono ingentissimi. Le vittime ufficiali furono più di 8'500, ma si stima che quelle effettive superarono quota 11'000. Nonostante la lontananza geografica, il Ticino rispose presente. "La nostra associazione è nata 10 anni fa, proprio subito dopo il terremoto. Da allora abbiamo lavorato a pieno regime e in 10 anni abbiamo raccolto 4 milioni di franchi, grazie alla generosità di moltissimi ticinesi". A parlare nello studio di Ticinonews è Lara Ambrosetti Giudici, coordinatrice di Mani per il Nepal, associazione che quest'anno compie appunto i suoi primi 10 anni di età.
Progetti reali
Gli importi raccolti da Mani per il Nepal non sono indifferenti e sono stati impiegati per progetti molto concreti. "Negli anni ci siamo occupati di diversi progetti di pubblica utilità, per esempio - elenca la nostra interlocutrice - sei ponti sospesi, un orfanotrofio, due scuole (pubbliche e non sovvenzionate dal governo), ma anche oltre 3'000 stufe a legna, 5'000 zainetti per studenti e tre acquedotti". Proprio questi ultimi progetti infrastrutturali hanno un'origine particolare. "Era stata lanciata a livello svizzero un'iniziativa che prevede di accantonare un centesimo per ogni metro cubo di acqua consumato quale contributo di solidarietà per progetti idrici in paesi in via di sviluppo", illustra Ambrosetti Giudici. "Alcuni comuni ticinesi hanno adottato quest'iniziativa, abbiamo preso contatto con loro e grazie al loro sostegno siamo già al terzo acquedotto realizzato in Nepal".
"Il sole di notte"
30 milioni di abitanti, negli ultimi anni il paese asiatico ha visto un miglioramento della propria situazione economica, ma nel 2020 (dati Onu) il 17% della popolazione viveva ancora al di sotto della soglia di povertà. Non mancano le regioni prive dei servizi basilari. "Abbiamo realizzato tre centrali elettriche che hanno portato la luce e corrente per la prima volta a diversi villaggi. Per molti abitanti - racconta Ambrosetti Giudici - è stata una sorpresa avere 'il sole anche di notte'". Inoltre, dopo un primo impegno nelle zone più colpite dal sisma, Mani per il Nepal si è diretta nella valle del Makalu: "È una valle piuttosto povera ed è sempre stata trascurata dal governo. Per fare un paragone, è rimasta alla realtà che noi abbiamo vissuto 150 anni fa. Per scaldarsi, avevano solo il focolare in mezzo alla casa. Abbiamo quindi voluto donare delle stufe a legna".
Si va avanti
In 10 anni il lavoro è stato intenso, ma Mani per il Nepal non ha smesso di volere aiutare la popolazione del paese himalayano. "Per chi volesse darci una mano, basta andare sul nostro sito maniperilnepal.ch".