
È tempo di bilanci per Villa Argentina, oggi già al completo. Nel corso del 2024, il centro terapeutico per tossicodipendenti ha accolto 54 pazienti, 8 in più rispetto al 2023. Anche grazie agli ospiti il direttore Mirko Steiner riesce a tratteggiare un quadro generale della situazione e afferma: “ormai il crack è la droga per eccellenza. Si sta consolidando forse per una questione di offerta sul mercato internazionale degli stupefacenti”. Steiner ricorda che il crack è un derivativo della cocaina che crea grossi problemi alle mucose nasali e al palato. Quindi – spiega il direttore – “la persona è cardiotossica. Inoltre, mangia poco e si cura poco, dunque c’è un degrado a livello fisico”.
Cresce la violenza verso il personale
Il crack è uno dei motivi per cui gli operatori del settore notano una crescita della violenza, anche nei loro confronti. Senza contare che ora (essenzialmente nella sede di Lugano) vengono ospitati anche pazienti con a carico reati gravi come stupri o rapine. Pure nel centro di Collina d’Oro, ad ogni modo, è inevitabile la formazione interna, come ci spiega capo infermiere Roberto Ghidini: “abbiamo potenziato il sistema di allarme e di videocamere. Resta il fatto che quando si verificano certi episodi bisogna mettere in atto delle capacità di gestione relazionali della persona violenta”. C’è l’isolamento, ad esempio, ma anche una squadra di aiuto: “vuol dire che alcuni nostri pazienti sono formati per aiutare l’operatore”, prosegue Ghidini. “Questa formazione avviene regolarmente e me ne occupo personalmente ogni 15 giorni. In quell’occasione spieghiamo cosa fare quando una persona alza voce o tira un calcio contro la porta”.
Il lavoro come strumento educativo
La giornata dei pazienti viene ben strutturata. Al percorso terapeutico vengono affiancate delle attività lavorative, come la cura dell’orto o il restauro di mobili e oggetti antichi presso l’atelier. Roberto Ghidini – che è anche capo équipe – ci spiega che ciò dà un senso alla giornata e aiuta a evitare ore di vuoto, in cui un tossicodipendente può pensare alla sostanza. Oppure, nei pazienti con doppia diagnosi possono subentrare pensieri persecutori o deliri”. E poi – conclude Ghidini – “lavorando si può ridare l’interesse per determinate cose”.
Gli ostacoli al reinserimento professionale
Il fine ultimo è quello di favorire il reinserimento sociale e lavorativo di chi è caduto in una tossicodipendenza. Lo stigma, però, può essere di ostacolo. E secondo il direttore Mirko Steiner anche la rendita invalidità, a volte, può essere controproducente: “questo aiuto sociale può disincentivare le persone a darsi da fare per reintegrarsi professionalmente. Anche fare un lavoro parziale o di volontariato vuol dire avere uno scopo. Se invece non si ha niente da fare e i problemi non sono totalmente risolti si potrebbe finire in situazioni di solitudine. Di conseguenza, aumenta il rischio di ricadere nell’uso di sostanze, nelle problematiche psichiatriche o di recidiva penale”. Nel 2024, la maggior parte non beneficiava di una rendita AI, cioè 32 persone. 22, invece, ricevevano tale sussidio.