
Al contrario di altri Paesi, come gli Stati Uniti, in Svizzera lo “Ius Soli” non esiste. Ma partiamo dalla definizione di questo termine latino: letteralmente tradotto in “diritto del suolo”, questa espressione indica l’ottenimento della cittadinanza di un dato Paese dal momento che si è nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.
Mozione bocciata
Un cambio di direzione proposto dal Consigliere agli Stati socialista sangallese Paul Rechsteiner, che chiedeva la naturalizzazione automatica per gli stranieri nati in Svizzera. Con 29 voti contro 13 la mozione è però stata bocciata dal Consiglio degli Stati, secondo cui l’attuale sistema è fortemente accettato e radicato nella popolazione elvetica.
Marchesi vs Riget
L’atto parlamentare, pur bocciato, ha però rimesso al centro del dibattito nazionale questo tema e, come spesso accade per i temi legati alla migrazione, ha polarizzato le opinioni. Fortemente contrario il consigliere nazionale UDC Piero Marchesi: “È un principio che l’Udc contesta perché la cittadinanza non è un diritto acquisito ma è l’ultimo scalino che completa il percorso di integrazione degli stranieri”. E aggiunge: “Lo ius soli è completamente sbagliato per migliorare l’integrazione”. Di tutt’altra opinione c’è la granconsigliera socialista Laura Riget. “È un peccato, in Svizzera abbiamo oltre il 25% delle persone che lavorano qui, pagano le tasse ma che non possono votare. È fondamentale ampliare questo diritto”, spiega Riget.
Diritto di voto
Infatti, come sottolineato dalla socialista, è uno dei temi più accesi quando si parla di migrazione riguarda il diritto di voto. Anche se nate qui, molte persone non possono partecipare alla vita politica nonostante siano direttamente toccate dalle decisioni finali. Questo secondo Laura Riget è “discriminatorio e ingiusto”.
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