
Il Consiglio di Stato ha approvato il ‘Manuale operativo sulla gestione della peste suina africana nei suini domestici e nei cinghiali’. La realizzazione è stata affidata a uno specifico gruppo di lavoro istituito nel mese di febbraio alla luce dell’evoluzione epidemiologica della malattia, in particolare in Italia.
Le fasi
Se nei casi di focolaio all’interno di un allevamento di suini domestici i protocolli sono già definiti e vengono già regolarmente esercitati, in collaborazione con la protezione civile, occorre ora mettere in atto quanto previsto dal Manuale operativo per quanto concerne i cinghiali. Le misure si suddividono in due fasi: quella preventiva, nella quale ci troviamo ora, e quella di intervento, cioè alla comparsa della positività al virus. Tramite la fase di prevenzione si vuole rafforzare l’informazione affinché la popolazione possa adottare i comportamenti corretti e ridurre così il rischio di importare il virus. La fase di intervento, invece, alla comparsa del primo caso di positività alla Peste suina africana (Psa) prevede una serie di accorgimenti, con la definizione della zona ritenuta a potenziale di diffusione del virus e le relative azioni per contenerlo. I cinghiali all’interno del perimetro devono essere lasciati tranquilli, affinché non si spostino e quindi diffondano ulteriormente la malattia. Viene ordinato quindi il divieto di caccia e di utilizzo del bosco nella zona stabilita, come anche l’obbligo di rimanere sui sentieri e di tenere i cani al guinzaglio.
La malattia
Ricordiamo che la peste suina africana è una malattia altamente contagiosa che colpisce gravemente maiali e cinghiali, generalmente portandoli alla morte. Finora non è stata riscontrata in Svizzera, ma la sua crescente diffusione in Italia e in Germania aumenta il rischio di ingresso della malattia nel nostro Paese.
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