
Dopo i casi emersi negli scorsi mesi in Europa - in particolare nel Nord Italia, Germania e nell’Europa dell’est - il Governo ticinese si è mosso in vista dell’arrivo della peste suina anche nel nostro paese. Negli scorsi giorni ha approvato un documento che rafforza le misure per combattere la malattia e oggi è stato svelato alla stampa. Il documento ha visto coinvolti ben 4 dipartimenti su 5, oltre ai diversi uffici cantonali ed enti del territorio. Ciò fa capire l’importanza della malattia che prima o poi, è stato detto in conferenza stampa, arriverà anche in Svizzera e in Ticino. Sono due gli animali al centro dell’attenzione: il suino domestico, per cui esiste già un protocollo in caso di focolaio in un allevamento, e il cinghiale. Ed è soprattutto in questa fattispecie che il Cantone ha sviluppato il manuale operativo.

Una fase di prevenzione e una fase di lotta contro la malattia
Sono previste in particolare due fasi. La prima riguarda la prevenzione, al cui centro vi è l’informazione alla popolazione affinché possa adottare comportamenti corretti e quindi ridurre il rischio di importare il virus. Per il direttore del DSS Raffaele De Rosa è molto importante la sorveglianza: “È utile ricordare che vige l’obbligo di dichiarazione all’ufficio del veterinario cantonale qualora si incontrasse una carcassa o un cinghiale morto nel bosco”, dichiara ai microfoni di Ticinonews. Un altro tassello importante è la vigilanza sulle carni di tipo suine importate dall’estero, aggiunge il consigliere di Stato.
La seconda fase riguarda la lotta contro la malattia e prevede misure per evitare lo spostamento dei cinghiali (si va dal divieto di caccia in una determinata area, all’obbligo per gli escursionisti di rimanere sui sentieri principali). Questo per far sì che non vengano disturbati e portati a scappare altrove. Ci sono anche misure più operative che riguardano ad esempio la ricerca e l’eliminazione delle carcasse. Tutti provvedimenti che dovranno essere sì efficaci, ma anche sostenibili nel tempo, sottolinea De Rosa. “Conosciamo questa malattia da circa 100 anni e sappiamo che nel momento in cui arriverà potrà rimanere alle nostre latitudini anche per uno o due anni. È quindi importante che qualsiasi misura verrà presa sia sostenibile, condivisa e mantenuta nel tempo”.
Come si trasmette la malattia
La malattia non è contagiosa per l’uomo, ma altamente mortale per maiali e cinghiali. Oltre alla loro sofferenza, preoccupano anche le conseguenze finanziarie per il settore alimentare. Il rischio è che si debba procedere all’abbattimento e allo smaltimento di numerosi suini. Sono tre le modalità di trasmissione della malattia, spiega il veterinario cantonale Luca Bacciarini: “Da una parte con il contatto diretto. L’animale sano viene a contatto con l’animale malato o con la carcassa dell’animale morto. Può succedere anche se viene a contatto con insetti o forme larvali di insetti, i cosiddetti necrofagi, che si nutrono della carcassa. Poi la trasmissione può avvenire tramite oggetti contaminati, come attrezzi, calzature e vestiti, che possono tasportare il virus e infettare i suini. La terza categoria, quella più pregiata, riguarda le derrate alimentari. Se non sono cotte, possono costituire un pericolo. Questo anche se disperdiamo nell’ambiente parte di questo materiale o smaltiamo i resti in modo non appriopriato tramite l’umido”.
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