
Dagli effetti indesiderati della crisi pandemica a quelli legati al conflitto ucraino il passo è stato decisamente breve per l’orticoltura ticinese. Se il coronavirus ha creato difficoltà nel reperire materie prime la guerra nell’est dell’Europa ha peggiorato la situazione soprattutto per la questione energetica ma non solo.
Costi maggiorati fino al 60%
“In questa situazione, sottostiamo alla problematica dell’aumento dei costi dell’imballaggio e oggi riceviamo delle offerte con costi maggiorati fino al 60% senza la garanzia di poter ricevere il materiale”, ha spiegato il direttore Tior-Foft Marco Bassi.
La benzina aumenta ed è un problema
A incidere pesantemente sulla situazione attuale anche il recente aumento del costo della benzina sul trasporto della merce oltre Gottardo che per la Tior rappresenta la fetta preponderante della propria attività economica. Degno di nota anche l’aumento del costo del concime, in alcuni casi pari quasi al 200%, un aumento questo che rischia di incidere sui futuri raccolti diminuendone la produzione, facendo così aumentare ancora il prezzo del prodotto finito. “La problematica è che ogni produttore cercherà di risparmiare e automaticamente si diminuirà la resa del raccolto e quando se ne ha meno si ha un prezzo più alto”, sottolinea Bassi.
Futuro che si tinge di nero
Un futuro, dunque, che si tinge di nero per l’orticoltura non solo per la scarsità di materie prime e l’aumento dei costi generalizzato ma anche per il clima avverse e secco di questo periodo. “Siamo preoccupati per il futuro”, ha concluso Manuela Meier, proprietaria dell’orticoltura Meier.
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